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Dai debiti (degli altri) ai procuratori: quel senso di lotta continua ‘contro i mulini a vento’. Arriva il Napoli, col sogno di volare

Rocco Commisso

Dai debiti (degli altri) ai procuratori: quel senso di lotta continua ‘contro i mulini a vento’. Arriva il Napoli, col sogno di volare

La Fiorentina si appresta a ricevere il Napoli, con l’obiettivo di provarci. E già questo non è poco, visti i recenti trascorsi.  L’anno scorso finì 0-8 il confronto tra la squadra di Prandelli/Iachini e quella di Gattuso, in due sfide in cui, più che la differenza di valori tecnici, pesarono soprattutto il clima di disorientamento tecnico/tattico/motivazionale che stava vivendo la Fiorentina. Con l’avvento di Italiano, nonostante i calciatori a disposizione siano quasi interamente gli stessi del passato campionato, c’è tutt’altra percezione della formazione viola, sia dall’esterno che dall’interno. Autostima e organizzazione, oltre ai risultati ottenuti fin qui (e come essi sono arrivati), non potrebbero provocare altro tipo di sensazioni: la Fiorentina, adesso, fa paura al Napoli, come l’ha fatta all’Inter.

VS NAPOLI. Di fronte ci sarà una formazione che fin qui ha vinto tutte le gare di Serie A giocate, soffrendo pochissimo con Genoa e Juventus, poi comunque stese. Con le altre, invece, ha sempre convinto. Il ko rimediato con lo Spartak in Europa League, oltre al fatto di aver giocato al giovedì, potrebbe dare una mano alla causa di Italiano. La vittoria di Udine ha dato ulteriori consapevolezze alla Fiorentina, che col Napoli dovrà provare a mixare la prestazione contro l’Inter e quella coi friulani, aggredendo alta ma al contempo gestirsi meglio, e soprattutto sfruttare (decisamente) meglio le occasioni che avrà. Nell’aria c’è fiducia attorno alla Fiorentina. Che vinca, pareggi o perda, la sensazione che questa squadra scenda in campo per dare tutto e giocarsela c’è tutta, a differenza della depressione che accompagnava la formazione viola negli incroci con le big degli ultimi tempi in cui c’era sempre e solo il timore di prendere imbarcate.

RIMPALLO. Il clima di entusiasmo attorno alla squadra, tuttavia, non ha spostato l’attenzione dal tema della settimana: l’affaire Vlahovic come si concluderà? Lo sfogo di Commisso non è certo passato inosservato, sia per il merito della questione che per i toni duri utilizzati dal patron della Fiorentina, sia nei confronti dell’entourage del serbo, ma anche, per quanto solo parzialmente, nei confronti dello stesso Vlahovic. Il rimpallo tra Vlahovic e il suo entourage che ha ‘denunciato’ Commisso pubblicamente, infatti, lascia pochi dubbi sul ‘traccheggiamento’ che da mesi la Fiorentina sta subendo attorno al rinnovo del serbo nei più classicigiochetti’ del calciomercato che in tempi moderni, sempre più spesso, si va perpetrando attorno a vari calciatori. Da Donnarumma a Calhanoglu passando per Messi, Sergio Ramos, Alaba etc, la pratica non è certo inusuale.

COLPE/ATTENUANTI. Alla Fiorentina si può imputare, a scelta, qualsivoglia colpa: dal non aver prolungato il contratto di Vlahovic quando Prandelli gli affidò la maglia di titolare un anno e mezzo fa, al non aver preso in estate un’alternativa credibile dal mercato. Ma allo stesso tempo non si può negargli l’attenuante di aver provato, riprovato, pensato e creduto di arrivare a questa benedetta/maledetta firma. Il che è ben diverso dalla vicenda Chiesa, che ormai ha ben poco interesse per chi ha a cuore le questioni viola, che non avrebbe mai e poi mai firmato un rinnovo con la Fiorentina, forte della sua volontà (e della Juve) di cambiare maglia.

CONTRO I MULINI A VENTO. Comunque vada a finire, resta un velato senso di “lotta contro i mulini a vento” che contraddistingue la vicenda Vlahovic, così come tante altre che ha dovuto fronteggiare il presidente della Fiorentina. Dai vincoli burocratici che hanno impedito il suo progetto per lo stadio di proprietà agli ostacoli incontrati per il Viola Park, passando per la lotta alle commissioni/imposizioni dei procuratori fino alla necessità di aumentare i ricavi per tutto il sistema calcio, con la nuova ‘denuncia’ di sistemi di trattamento differenti per club che hanno e non hanno debiti. Tutti princìpi giusti, per alcuni versi anche sacrosanti, quelli di Commisso, che hanno trovato diffusi (se non oceanici) consensi a parole, ma rimasti tali e quali nei provvedimenti. Così come è concreto il rischio che anche la vicenda Vlahovic, alla fine, rischi di terminare senza l’esito sperato. Il tutto, ovviamente, sperando in un happy ending, che cambierebbe molto sulla questione in sé, ma poco guardando le cose in maniera più complessiva.

Finché non ci saranno (se mai ci saranno) riforme credibili al mondo del calcio (dal potere dei club sui contratti al ruolo degli agenti fino alle commissioni, passando per regole eque a livello finanziario), infatti, il caso Vlahovic sarà solo uno dei tanti che continueranno a caratterizzare il ‘sistema’ pallone. Per il momento, dunque, la Fiorentina (come tutti gli altri club) si trova costretta a doversi districare tra i ruoli di predatore-preda e carnefice- vittima. Finché ci saranno i colossi tipo City, Psg (ma anche Juventus-Inter viste le situazioni debitorie in cui versano) a cui è permesso di fare quello che vogliono, col sistema di regole attuale, c’è solo da fare buon viso a cattiva sorte. Cosa che, tuttavia, Commisso ha deciso di non fare con le recenti dichiarazioni su Vlahovic, forzando pubblicamente la mano per arrivare al risultato (la firma) e sperando di non aver intrapreso solamente l’ennesima battaglia contro i mulini a vento.

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