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Da Pedro a Gilberto: prima di (s)vendere meglio pensarci bene

Pedro Flamengo

Nella storia più o meno recente tanti i giocatori ‘sbolognati’ e poi esplosi altrove. Da Rebic a Lafont, fino a Quagliarella

Potremmo chiamarla «sindrome Pedro». Ovvero: quell’effetto per cui un calciatore che a Firenze appare sostanzialmente una cippa, appena se ne va si trasforma in altro, un giocatore compiuto che autorizza il rimpianto. Si parte proprio da Pedro, quasi mai in campo nonostante la scarsa concorrenza ed esploso al Flamengo, fino alla presenza nel Brasile al Mondiale. Prima era stato Rebic, che dopo aver lasciato i viola trascinò la Croazia fino alla finale nel Mondiale 2018, per poi vincere lo Scudetto con il Milan. Così scrive La Nazione.

DA QUAGLIARELLA A… GILBERTO. Fabio Quagliarella nel 2002 aveva appena 19 anni e dopo solo 12 partite e un gol in quel campionato lunare di C2 fu rispedito al Torino. Servirono altri quattro anni perché Quaglia, alla Samp, iniziasse a meravigliare. Christian Maggio invece arrivò l’anno successivo in B e all’inizio sembrò un crack, solo che in A si smarrì e nessuno ebbe la pazienza di aspettarlo. Anche Haris Seferovic a 18 anni era arrivato con l’imprinting del potenziale campione, contando però alla fine solo 8 presenze in 3 campionati. Poca pazienza l’abbiamo avuta pure con Alban Lafont, messo a guardia della porta per una sola stagione e poi spedito a Nantes dove ora giganteggia. Perfino Gerson, Norgaard ed Edimilson Fernandez fuori da Firenze hanno mostrato una dimensione calcistica più alta. Ma forse la storia più caratterizzante in questo senso è quella di Gilberto, svenduto alla Fluminense per 80 mila euro. Ora il terzino brasiliano è un titolare del Benfica in Champions. A buon intenditor pochi Zurkowski. 

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