Un anno a Firenze, quel riscatto non esercitato e un’occasione mancata. Patrick è ripartito da Empoli: sabato sfida la Fiorentina
“Sono stati due anni così così, un ragazzo giovane deve giocare, deve poter mostrare le proprie qualità. Io non ho avuto la continuità di cui un attaccante ha bisogno. Ti capita di giocare due-tre partite poi basta. E in certi casi è mancata anche la fiducia”. Poca continuità e scarsa fiducia. Parlava così a settembre Patrick Cutrone, dopo due anni tra Wolves, Fiorentina e Valencia. Già, la parentesi viola, un’avventura da appena 5 gol e 3 tra assist e rigori procurati in 34 partite (ma solo 11 da titolare). Un’occasione mancata, sia per la Fiorentina che sperava, in quel gennaio 2020, di portare in rosa un attaccante che potesse sopperire al ‘mal di gol’ (Vlahovic non era ancora esploso), sia per il giocatore, rientrato in Italia dopo la complicata parentesi inglese.
DECISIVO PER LA SALVEZZA. Eppure con Cutrone, che aveva lasciato il Milan per circa 18 milioni dopo 27 gol in 90 partite, all’inizio fu amore a prima vista: pronti via e subito quel gol contro l’Atalanta in Coppa Italia che fece sognare i tifosi. Poi qualche difficoltà, alcuni passaggi a vuoto e quel rigore conquistato nel recupero contro il ‘suo’ Milan. Un episodio che poteva rilanciarlo, ma di lì a poco arrivarono il Covid e il lockdown. Con tutte le difficoltà del caso. Il lungo stop e la ripresa, con Cutrone che ebbe comunque un ruolo parecchio importante per la rincorsa salvezza della prima Fiorentina di Iachini: dopo il gol nel ko contro il Sassuolo, infatti, arrivarono le reti contro Verona, Lecce (anche un assist) e Torino. Sette punti in tre partite consecutive e salvezza centrata. Anche se Cutrone non ha mai sentito la fiducia in tutto e per tutto, vuoi per la concorrenza davanti con Vlahovic e Kouame (ma anche con Chiesa e Ribery, quando Beppe optava per un attacco senza riferimenti), vuoi per quel riscatto (da 18 milioni) che sarebbe diventato obbligatorio dopo 26 presenze da 45 minuti in viola.
DA CUTRONE… A KOKORIN. Un riscatto che non è mai arrivato, perché con l’inizio della scorsa stagione Cutrone ha avuto sempre meno fiducia, specie con l’arrivo di Prandelli che puntò senza mezze misure su Vlahovic. Relegando Cutrone (e Kouame) alla panchina. Tanto che Patrick fino a dicembre non giocò mai titolare. Da qui la scelta di interrompere il rapporto in anticipo a gennaio 2021, tornare al Wolves e tentare poi l’esperienza al Valencia in Spagna. Di fatto, la Fiorentina mollò Cutrone (spendendo in totale 3 milioni per il prestito oneroso) per prendere Kokorin a titolo definitivo (per 4,5 milioni). A conti fatti, non un affare, visti i diversi problemi dell’attaccante russo.
VALENCIA ED EMPOLI. Non che Cutrone abbia fatto parecchio di più nell’ultimo anno e mezzo. Zero gol nei sei mesi del ritorno in Inghilterra (4 presenze), zero gol nell’annata al Valencia (7 partite, nessuna da titolare). Così il ritorno in Italia, sempre in prestito, stavolta all’Empoli. Un mese fa, contro la Salernitana, il suo unico gol in azzurro. A referto anche un rigore procurato contro il Sassuolo: fin qui in stagione Cutrone ha giocato 12 partite tra campionato e coppa, di cui 6 da titolare.
DA EX. “Dimostrerò il mio valore. I compagni e Pradè mi chiamano bomber? Spero di farmi chiamare così sempre più spesso”, disse Patrick nella sua presentazione in viola. Una parabola che però è andata in calando, graficamente contraria rispetto a quella di Vlahovic. Oggi alla Fiorentina serve proprio un vice-Dusan, con Cutrone i dirigenti viola non avevano però trovato né un centravanti titolare, né un giovane in grado di entrare e determinare a gara in corso. “Se uno non è contento di rimanere alla Fiorentina per me può andare via: io però non ho messo da parte nessuno”, disse di lui Prandelli. Sabato ritroverà la Fiorentina, ma da avversario. Con un posto da titolare fisso che, di fatto, fin qui non ha trovato neanche ad Empoli.
Di
Marco Pecorini