Editoriali
Da “forte e competitiva” alla rincorsa salvezza: i Della Valle, Corvino e i giocatori, tutti colpevoli. Davvero (e come?) si può ripartire?
Un vero tracollo per una squadra costruita male e senza la giusta personalità nei ruoli chiave. Ma le responsabilità sono di tutti.
Una crisi che non pare avere fine. Un’involuzione totale che sta portando la Fiorentina sempre più in basso fino a dover raccogliere ancora l’ultimo punto per la matematica salvezza. Una situazione paradossale, per una squadra che doveva lottare per l’Europa (anzi, per quel 7° posto che ad oggi non garantirebbe niente, visto che la Lazio 8° è finalista di Coppa Italia) e che mano a mano ha visto svanire ogni piccolo/grande obiettivo stagionale. Un gruppo che ha perso entusiasmo, poi autostima, infine anche la faccia. Raccogliendo figuracce in serie, oltre i demeriti puramente tecnici di una squadra con delle lacune evidenti. E ora rischia, nel peggiore dei casi, pure la Serie B.
PUNTO SALVEZZA. Vero che manca solo un punto per la matematica salvezza e vero che l’Empoli (terz’ultimo) ha un calendario sulla carta quasi proibitivo per pensare di fare 9 punti in 3 partite (con Samp, Torino e Inter), ma già soltanto dover fare calcoli a tre giornate dalla fine (i viola giocheranno con Milan, Parma e infine Genoa) fa capire bene il tracollo della Fiorentina. E proprio il derby con gli azzurri ha rappresentato l’ultima figuraccia, dopo le debacle con Sassuolo, Bologna e Frosinone nelle ultime settimane. Qualche segnale di risveglio sì, rimpianti per le super parate di Dragowski anche (e ci mancherebbe non riuscire a creare occasioni in una gara del genere), ma il risultato è stato sempre lo stesso. Sconfitta. Contro i terz’ultimi in classifica.
A PICCO. Da squadra “forte e competitiva” alla rincorsa salvezza, la Fiorentina non vince da 13 partite tra campionato e Coppa. Ed è passata dal 7° posto dopo la vittoria a San Siro prima di Natale, al 13° posto attuale: nel mezzo 2 sole vittorie in 18 gare. I viola erano effettivamente a 3 punti dal 4° posto dopo il successo sul Milan, ma adesso un girone dopo si fa fatica a trovare qualcosa di positivo a cui aggrapparsi. Probabilmente quella classifica era figlia dell’andamento lento delle altre, più che dei meriti della Fiorentina (tanto che i viola hanno poi chiuso il girone d’andata con 26 punti e sole 6 vittorie in 19 gare).
NESSUN EFFETTO. Da quel comunicato in cui si parlava di dover ritrovare una squadra “competitiva, coraggiosa e orgogliosa della maglia che indossa”, in cui si chiedeva “grande rispetto per la maglia” e a Pioli “di gestire il momento con la competenza e la serietà che ha dimostrato nella prima parte del campionato”, è passato meno di un mese (era l’8 aprile). Eravamo, allora, più o meno a metà della crisi, con l’illusione Coppa Italia sullo sfondo: le dimissioni di Pioli e l’arrivo di Montella, poi 4 sconfitte e 1 pareggio in 5 gare e il ko a Bergamo. Di sicuro il ribaltone in panchina ha accelerato la caduta a picco, altrettanto certo è il legame morale tra Pioli e il gruppo e il fatto che Montella poco potesse fare, a livello umano e tecnico, per rilanciare all’improvviso una situazione complicata e una squadra molto lontana dalle proprie idee di calcio. È evidente che anche i ripetuti richiami della proprietà alla serietà, al rispetto della maglia, e le visite dei Della Valle alla squadra, non hanno dato gli effetti sperati.
RESPONSABILITA’. “Ognuno dovrà assumersi la responsabilità del proprio operato”, chiudeva il comunicato dell’8 aprile. Concetti ripetuti anche dopo il summit del 1° maggio che ha rimandato ogni decisione ufficiale a fine stagione. Già, le responsabilità sono da dividere tra varie parti. Dalla gestione generale dei Della Valle, ad un monte ingaggi ridimensionato rispetto al passato ma che senz’altro non vale il 13° posto, continuando per un mercato che ha portato tantissime scommesse perse e poche azzeccate, con oltre 120 milioni spesi da Corvino e Freitas in due anni per produrre una squadra ‘lacunosa’ che ha fallito nei risultati e dovrà essere rifondata a fine stagione. Anche Pioli, ‘garante’ tecnico del progetto per un anno e mezzo, ha le sue colpe, così come i giocatori che del resto vanno in campo la domenica. In diversi, dopo l’emozionante scatto emotivo per la tragedia Astori, sembrano ‘distanti’, con la testa altrove, con la spina delle batterie mentali staccata da un po’. E il risultato è l’assenza di reazione nel momento complicato. Come pure c’era stata in altre occasioni.
COME RIPARTIRE? Su queste basi, davvero si può ripartire? Se sì, come? E da chi? Da più parti viene assicurato che i Della Valle stiano riflettendo e abbiano in testa il modo giusto per tirare una linea a fine stagione e ripartire. Nonostante la contestazione della piazza che va avanti in maniera anche rumorosa, non c’è l’idea di vendere: del resto nessuna offerta ritenuta ‘adeguata’ è arrivata negli ultimi anni. Quindi devono essere loro a indicare la strada. Chiaro che una Fiorentina 13° non piace a nessuno, a livello d’immagine e di soldi è un bel danno anche per la proprietà. Ma per rialzarsi davvero servono non solo idee giuste, ma fatti concreti. Serve davvero assumersi, tutti, “le responsabilità del proprio operato”. Si potrà voltare pagina e cambiare con la stessa struttura che ha prodotto una Fiorentina 13° e non ancora salva, e gli stessi dirigenti che ad oggi hanno credibilità zero nei confronti della piazza? Sembra difficile. Anche perché non verrebbe perdonato neanche il minimo errore. L’unica certezza è Montella, l’altra ‘quasi’ certezza è un cambiamento generale della squadra. Titolari e non, l’impressione è che partiranno in molti. Ma per ripetere un ‘nuovo 2012’, per ricominciare davvero dopo il momento più difficile, servirà probabilmente di più. Soprattutto nei fatti. Anche perché allora c’era Andrea Della Valle tornato in prima persona vicino alla Fiorentina, anche con passione. Quella che, alla base, a Firenze manca da un po’. Quella che in generale ha sempre chiesto Firenze. Anche se parte della piazza, ormai, ha perso la fiducia.
