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Da eroe romantico ad uno dei tanti. La parabola di Kalinic in meno di 6 mesi

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Da sconosciuto o poco più quando è arrivato per 5 milioni dal Dnipro a uomo copertina in pochi mesi. Da eroe romantico nel rifiutare una valanga di soldi dalla Cina per restare a Firenze a uno dei tanti emblemi del calcio moderno. Anche qui il tutto in pochi mesi. La storia di Nikola Kalinic è più o meno questa.

Quando arrivò a Firenze da finalista di Europa League si portava addosso soprattutto l’etichetta di colui che aveva fallito nel calcio che contava. Poi grazie ad un inizio col botto in maglia viola aveva conquistato tutti. Uomo semplice, non mercenario, umile. Fino al mercato del Gennaio 2017 quando dalla Cina Cannavaro col suo pressing ha tenuto col fiato sospeso un’intera città per oltre un mese. 50 milioni era la clausola, quasi 40 la cifra che il Tianjin Quanjian metteva sul piatto con una mega offerta al calciatore di quelle irrinunciabili da 10 milioni all’anno. Soprattutto in relazione al milione e poco più netto che prendeva in viola. Il suo no ai milioni cinesi lo aveva eretto a eroe romantico di un calcio che non c’è più. “La scelta l’avevo fatta: Firenze e la Fiorentina. I soldi non sono tutto nella vita” disse il croato.

Ma poi, anche qui, qualcosa si è rotto. L’esultanza contro il Cagliari per un gol allo scadere con abbracci a Sousa mentre tutto il Franchi fischiava e contestava il portoghese qualcosa aveva fatto intuire. Fino al botta e risposta con Corvino. “Grazie Fiorentina, ma ne voglio andare al Milan, il mio ciclo con la Fiorentina è finito”. Uno dei tanti messaggi da parte dei calciatori moderni. Come quello di Bernardeschi, di Salah, di Cuadrado, di Jovetic etc etc. Da eroe romantico ad uno dei tanti, appunto. Anche qui, nel giro di pochi mesi. Anche perché è ormai palese che Kalinic cerchi l’ultimo contratto importante della sua carriera data l’età.

Così come aveva raggiunto l’apice dell’affetto e della notorietà in poche settimane, è riuscito a compiere il percorso inverso nello stesso lasso di tempo. Il braccio di ferro con la Fiorentina, tuttavia, c’è e ci sarà. A meno che non si sblocchi subito la pista Simeone. A quel punto l’addio del croato passerebbe come uno dei tanti. Impossibile ormai non farci l’abitudine. Soprattutto a Firenze. D’altronde questo è il calcio moderno. Ed essersi illusi che qualcuno potesse ancora essere attaccato ad un altro tipo di valori è durato poco meno di qualche mese.  

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