Andreazzoli ha cambiato la partita con le sostituzioni, mentre i subentrati di Italiano non hanno dato la scossa
“E’ una sconfitta che mi fa venire mal di stomaco, mi fa arrabbiare molto”. Sofferenza pura per Vincenzo Italiano, nel vedere la sua Fiorentina uscire sconfitta da Empoli dopo essere stata in vantaggio fino all’87’. Una partita che i viola avevano condotto ma non chiuso, per poi perdere la testa dopo il pareggio empolese. Bandinelli prima e Pinamonti poi. Un uno-due micidiale della squadra di Andreazzoli. Con il tecnico degli azzurri risultato decisivo con i suoi cambi.
POCA SPINTA. Già, i cambi. Se Italiano in altre occasioni aveva lodato lo spirito dei subentrati, stavolta chi è entrato dalla panchina non ha dato forza alla Fiorentina. Anzi. Il tecnico viola nell’intervallo ha lasciato fuori un Duncan non incisivo come in altre partite per mandare in campo Castrovilli. Un cambio di qualità, sulla carta. Ma il 10 viola si è fatto vedere solo con una (gran) bella giocata dopo pochi minuti nella ripresa. Poi basta. Da un giocatore così ci si può certamente aspettare di più. Meglio senz’altro Nico Gonzalez, entrato al posto di un buon Saponara al 58′, subito dopo il gol di Vlahovic. Ma anche l’argentino ha duellato molto, ha subito falli, senza però riuscire ad incidere più di tanto in avanti. Negli spazi lasciati dall’Empoli, insomma, poteva essere più decisivo.
AMRABAT-TORREIRA. Ma Nico, peraltro rientrato dal Covid, è stato senz’altro il miglior subentrato. Maleh ha invece rilevato Bonaventura al 78′, senza riuscire a dare particolare frizzantezza e possesso nel gestire il finale. Il cambio che però ha tolto più ‘benzina’ è stato quello Amrabat-Torreira. L’uruguaiano era stato un ‘motorino’ per 85′, ed è uscito dopo aver accusato crampi. Un cambio anche forzato, quindi. Ma forse non è stato un caso se la partita è poi precipitata da lì a pochi minuti. Torreira è sempre più importante per questa squadra, lo è stato anche ieri ad Empoli. E Amrabat, se ad inizio stagione era entrato dalla panchina con grande voglia e grande ‘fame’, anche ieri non ha dato muscoli e centimetri come si sperava (come era successo, per esempio, anche contro la Juve).
LA MANO DI ANDREAZZOLI. Insomma, cambi che alla fine hanno limitato la Fiorentina. O quanto meno non hanno dato forza nel chiudere e gestire la partita. Mentre altri giocatori come Quarta e Odriozola nella parte finale di gara sono andati in difficoltà: con il senno di poi (quando siamo tutti bravi, anche se qualche avvisaglia c’era stata, specie per l’argentino) si poteva pensare a qualche mossa diversa (tipo Venuti e Igor). Al contrario, l’Empoli, con la qualità di Bandinelli e Bajrami, la fisicità di La Mantia e la corsa di Marchizza ha ribaltato la partita. Non a caso Bandinelli ha segnato il pari dopo il corpo a corpo di La Mantia con Milenkovic (e l’indecisione di Terracciano), mentre Bajrami ha servito l’assist per il gol vittoria di Pinamonti. Cambi quindi decisivi.
PROBLEMA CRONICO. E non è un caso nemmeno che la Fiorentina sia stata fin qui tra le squadre ad aver sfruttato meno il supporto dei subentrati in chiave realizzativa. Un solo gol in stagione da chi era entrato dalla panchina, quello di Saponara contro il Genoa. Poi 4 assist (sempre Saponara contro il Genoa, Callejon-Odriozola contro lo Spezia, Gonzalez contro il Milan) e stop. Per fare il confronto, con quello di ieri per l’Empoli sono 5 i gol dalla panchina, più 8 assist. L’Inter ha segnato 7 gol con i panchinari, Torino e Atalanta 6, Udinese 5. I viola sono in coda a questa ‘graduatoria’ insieme a Lazio, Bologna, Sassuolo e Verona. Non solo, perché la Fiorentina è anche l’unica squadra insieme al Torino a non aver mai recuperato uno svantaggio in stagione. Insomma, un problema al Castellani ma in generale di questo inizio di campionato. I motivi sono vari, ma principalmente sono riconducibili alla profondità della rosa. Specie davanti, tasto dolente. Non solo a Italiano, starà anche ai dirigenti e a Commisso ovviare a questi problemi. Per trovare davvero più continuità e provare sul serio a lottare per l’Europa.
Di
Marco Pecorini