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Da boom a flop: Gerson, qual è la vera versione?

Il brasiliano è partito fortissimo con il Chievo, poi ha deluso nelle successive gare. Qualità (potenziale) e tanta discontinuità.

Una sorta di montagne russe. L’esordio spettacolare, con gol e assist, poi tre gare deludenti. Da insufficienza in pagella. È il saliscendi di Gerson. Promesso talento brasiliano, ancora molto giovane – classe ’97 – considerato un predestinato. Qualità e mezzi fisici, ma anche limiti di continuità. Lo sanno bene a Roma, dove Sabatini lo prese per oltre 16 milioni dal Fluminense nel 2016 e tra Spalletti e Di Francesco ha giocato appena 16 gare da titolare in due anni (42 complessive) con pochissimi spunti decisivi. E tanta panchina.

BOOM INIZIALE. “Gerson qualche segnale l’ha dato. Giocatore indolente. Non ha capito che deve sfruttare le sue enormi qualità fisiche. Non sfida mai l’avversario. Si accontenta. Gli dicono di giocare semplice ma esagera“, ha commentato proprio Sabatini un paio di mesi fa. Una doppietta a Firenze contro i viola in maglia giallorossa, e poco più. Quindi l’arrivo in prestito secco alla Fiorentina (formula che ha fatto molto discutere), e l’esordio grandioso contro il Chievo. Gol in avvio e assist con giocata spettacolare per Chiesa nella ripresa. Tutti a stropicciarsi gli occhi, al Franchi, convinti di avere di fronte un nuovo crack.

PRESTAZIONI NEGATIVE. Poi la gara così e così contro l’Udinese, e due trasferte complicate a Napoli e a Genova. Raffica di 5 e 5,5, diversi palloni persi (ben 4 a Marassi, il peggiore dei viola) e poca personalità (solo 21 palloni giocati e appena 14 passaggio riusciti). Un bel calo, per un giocatore che deve crescere e trovare la sua dimensione. In un nuovo ruolo (mezz’ala invece che esterno alto), in un nuovo centrocampo e in un nuovo ambiente. I colpi ci sono, Pioli lo ha voluto fortemente in estate e ora ci sta puntando con forza. L’unico centrocampista partito sempre titolare nelle prime quattro gare, con 288 minuti giocati. Un imprescindibile in mezzo per il tecnico viola, che ne capisce le potenzialità e aspetta di vederlo a pieno regime.

DOPPIA FACCIA. C’è, però, da lavorare. Specie sulla continuità, sulla tenuta nella singola partita, sulla capacità di incidere e scegliere la giocata giusta nel giusto momento. Perché le giocate dell’esordio al Franchi contro il Chievo sono da giocatore vero, ma le prestazioni seguenti sono state poi mediocri. Quale, dunque, la vera versione di Gerson? Se in giornata può essere decisivo, altrimenti può penalizzare la prestazione dell’intero reparto (come successo in più occasioni a Marassi ma anche a Napoli). Pioli gli darà ovviamente ancora fiducia, convinto delle possibilità di crescita del brasiliano. Che è ancora giovane ed ha tanto da imparare. Con la Spal, però, Gerson potrebbe anche partire per la prima volta in panchina. Logica delle turnazioni e conseguenza delle ultime prove opache. Tocca a Pioli valutare il recupero tra oggi e domani. In attesa di ritrovare, magari al Franchi, il miglior Gerson.

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