Dal ritorno in A grandi intuizioni ma anche meteore e delusioni nel ‘mercato di riparazione’. L’anno scorso gli acquisti in anticipo ma con poca resa
Un difensore centrale, forse un trequartista/esterno, magari un attaccante e pure un portiere. Sono i giorni delle strategie per il mercato di gennaio, vista la lunga sosta per il Mondiale. Lo scorso anno in inverno arrivarono subito Ikonè (addirittura a fine dicembre) e poi Piatek, per poi virare sul finire su Cabral dopo la maxi cessione di Vlahovic alla Juventus. Giocatori che hanno reso così e così, anzi poco soprattutto considerati gli investimenti. E se il francese preso dal Lille per circa 15 milioni sta piano piano crescendo, sul brasiliano (anche lui arrivato per 15 milioni circa) ci sono già riflessioni su una possibile partenza, viste le difficoltà ripetute in avanti.
GRANDI CIFRE. Da che parte andrà, dunque, il prossimo mercato invernale? Dal ritorno in Serie A per la Fiorentina ci sono state gioie e dolori. Grandi intuizioni ma anche clamorosi flop, o giocatori diventati presto meteore. A gennaio 2021 arrivò ad esempio Kokorin: 4,5 milioni spesi per prenderlo e maxi ingaggio, ma resa sul campo praticamente inesistente. Doveva dare man forte a Vlahovic e far svoltare i viola in attacco, invece… Arrivarono allora anche Rosati come terzo portiere e Malcuit in prestito, mentre fu anticipata l’operazione Maleh, lasciato poi in prestito al Venezia in B. L’anno prima invece, gennaio 2020, fu quello del grande investimento su Amrabat da 20 milioni, con il marocchino lasciato in prestito a Verona per sei mesi. Ma a Firenze in quella sessione invernale arrivarono Cutrone, Agudelo, Kouame, Duncan e Igor: investimenti pesanti da circa 35 milioni (tra prestiti e riscatti compiuti). Anche se i primi due non furono poi confermati in viola. Insomma, nei tre mercati di gennaio Commisso ha speso oltre 90 milioni per ‘correggere’ la sua Fiorentina. Incassandone al contempo circa 95 tra Vlahovic e Pedro.
L’ULTIMO DI CORVINO. In passato i soldi sul piatto erano stati molti meno. Nel gennaio 2019 con Corvino la Fiorentina spese circa 13 milioni per prendere Rasmussen, Zurkowski e Terzic, ma soprattutto portò a Firenze Terracciano (diventato col tempo titolare in porta) e Muriel, uno dei migliori acquisti di gennaio nella recente storia viola: 9 gol, 2 assist e giocate spettacolari nelle 23 presenze a Firenze, e un rimpianto enorme per il mancato riscatto nel passaggio di gestione tra i Della Valle e Commisso. Quel gennaio, tra l’altro, la Fiorentina ufficializzò dall’Empoli anche Hamed Junior Traoré, senza poi portare effettivamente a termine l’acquisto per il centrocampista ora al Sassuolo.
SOUSA E PIOLI. A gennaio 2018, invece, la Fiorentina di Pioli ‘ricevette’ dal mercato Dabo (a titolo definitivo per 3 milioni) e Falcinelli (in prestito nell’operazione che portò Babacar al Sassuolo), l’inverno precedente, al suo ritorno in viola, Corvino prese invece Saponara (10 milioni complessivi) e Sportiello. Siamo così alla prima gestione Pradè e all’inverno che segnò la rottura tra Sousa e la Fiorentina ma anche tra Firenze e i Della Valle. Era il gennaio 2016, con la Fiorentina in corsa per i primissimi posti (era stata anche prima in classifica) a rinforzare la Viola arrivarono Zarate, Tello, Tino Costa, Kone e soprattutto Benalouane, in una difesa che fin dall’estate aveva bisogno di un innesto importante. Da quel momento le cose precipitarono, anche a causa di un mercato di gennaio che non supportò i sogni di gloria di allenatore e pubblico.
FENOMENO SALAH. L’esatto opposto del gennaio 2015, quando Montella perse Cuadrado ma vide arrivare dal Chelsea Momo Salah, uno dei giocatori più forti della storia recente della Fiorentina. Il rammarico, enorme, fu semmai su quella scrittura privata con tanto di causa con gli inglesi, visto che l’egiziano rimase a Firenze solo sei mesi prima di andare a Roma e diventare tra i migliori al mondo con il Liverpool. Ma quel Salah, con 9 gol e 4 assist in 26 partite, fece sognare Firenze, con la Fiorentina che arrivò in semifinale sia di Europa League che di Coppa Italia e al 4° posto in campionato. Insieme all’egiziano arrivarono anche Diamanti e Gilardino, giocatori che dettero un bel contributo, oltre a Rosi e Rosati.
PEPITO. A gennaio 2014 Pradè portò invece a Firenze Matri, Anderson, Diakitè e ancora Rosati, ma l’operazione migliore fu in uscita, con Marcos Alonso che andò in prestito al Sunderland trovando continuità e autostima, prima di tornare e diventare tra i migliori esterni mancini di quel periodo. Nell’inverno 2013, con la prima Fiorentina di Montella che iniziava a stupire, ci furono soprattutto investimenti per il futuro, con Giuseppe Rossi, Vecino e Wolski (oltre 15 milioni), mentre Larrondo, Compper e Sissoko dettero risultati alterni per l’immediato.
AMAURI E KEIRRISON. Con il gennaio 2012 si torna alla prima gestione Corvino, con Delio Rossi che ricevette Amauri e Ruben Olivera per salvarsi, dopo aver perso Gilardino, Santiago Silva e Munari. L’anno prima con Mihajlovic i viola presero Behrami e un giovane Neto dal Brasile, mentre a gennaio 2010, con la Fiorentina in corsa in Champions, Prandelli non ricevette una spinta dal mercato: arrivarono Bolatti, Felipe e Keirrison, oltre ai giovani Ljajic e Seferovic, nei giorni in cui partivano Dainelli e Jorgensen (oltre a Castillo). Anche in quel caso il mercato non aiutò, anzi.
PAPA WAIGO E BOJINOV. Nel gennaio 2009, invece, partirono Pazzini ed Osvaldo ed arrivò Bonazzoli, l’anno prima dentro Cacia, Da Costa e Papa Waigo (ceduti Pazienza, Balzaretti e Gulan), nel 2007 fu preso Kuzmanovic, mentre nel gennaio 2006, il primo con Prandelli, furono acquistati Kroldrup, Jimenez e Lobont. Carrellata che termina all’inverno 2005, il primo dal ritorno in Serie A: a Firenze arrivarono Pazzini, Donadel e… Bojinov, acquistato proprio dal Lecce di Corvino per 14 milioni.
Di
Marco Pecorini