Dalla delusione sul campo alla protesta sugli spalti: i tifosi chiedono cambiamento, ma senza rompere con la proprietà
Ormai sfumato l’obiettivo stagionale, cioè la qualificazione all’Europa League, all’ultima occasione utile, cioè l’ultima partita in casa, i tifosi viola hanno fatto contestazione.
Che cos’è una contestazione? Perché contestare? È un’azione che parte con obiettivi da raggiungere o è solamente uno sfogo per la stagione andata male?
Di conseguenza, è un gesto rituale da compiersi allo stadio, o è una serie di azioni da portare avanti fino al raggiungimento degli eventuali obiettivi prefissati?
La Curva Fiesole si è concentrata sulle due personalità che gestiscono le cose di campo, allenatore e direttore sportivo, chiedendone l’allontanamento, mentre ha tenuto sullo sfondo il presidente, colui che giustamente ha sempre reclamato per sé tutte le responsabilità in ultima istanza. In questo senso, le risoluzioni del presidente saranno state decisive nel relegare la Fiorentina fuori dalle coppe la prossima stagione, come probabilmente decreterà l’ultima giornata di campionato.
Nel corso di questa stagione Rocco ha preso due decisioni, entrambe sull’allenatore, che hanno pesato sull’anno in corso e sul prossimo. Nel momento in cui a gennaio ha deciso di confermare Palladino ha compromesso le possibilità di raggiungere gli obiettivi di questa stagione, e quando alla vigilia della partita di ritorno contro il Betis gli ha allungato il contratto ha affossato anche la prossima.
E allora, il richiamo che la curva ha fatto al presidente sulla generica necessità di spendere per vincere sembra più un buffetto che una contestazione, un gentile invito a Rocco perché ci ripensi, e riveda le sue decisioni riguardo allenatore e direttore, piuttosto che una dura messa in discussione del suo operato. Ci si concentra sugli uomini di campo, i cui destini dipendono però dal presidente. Potrebbe essere una presa di posizione tattica: non contestiamo duramente il presidente, a patto che faccia quello che è necessario: se non si dimettono, li dimetta.
Rocco ha sempre detto che metterà la squadra in vendita nel momento in cui capirà che i tifosi viola non lo vogliono più. Se dal New Jersey il presidente leggerà nel modo corretto la contestazione, senza reazioni scomposte, vedrà che questa è una mano tesa, un’ulteriore apertura di credito verso di lui, se e quanto giustificata è ovviamente motivo di dibattito.
E allora, se questa contestazione ha degli obiettivi, deve avere anche una pianificazione, non potrà esaurirsi nel momento in cui nasce, ma dovrà essere portata avanti con pervicacia fino all’ottenimento di un risultato. Mettersi in posizione vigile per vedere quello che farà la proprietà mi sembra poco produttivo, oltre che noioso, meglio continuare a contestare in forme e modi civili, anche ad oltranza, fino a quando non succederà qualcosa di sostanziale.
Il tempo c’è. Tanto per cominciare abbiamo davanti una settimana prima del “rompete le righe” di fine stagione, e poi ci sarà un’altra settimana di maggio. Beh… i tifosi possono creare un contesto per fare in modo che cambi tutto prima che sia troppo tardi, e ai primi di giugno sarà già troppo tardi.
di Pierre Bayle
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Redazione LaViola.it