
Per il Crotone la Serie A è una favola costruita sul sacrificio, sulla fatica, sull’umiltà ed il miracolo (dell’anno scorso, quando aveva a questo punto della stagione quattro punti in meno) è un’idea meravigliosa che lo «Scida» intravede dopo un 2-1 con la Fiorentina che induce alla speranza. Nicola scova (di nuovo) il carattere d’una squadra che sa andare oltre i propri limiti e poi spazzarli sotto il tappeto di una gara infine resa sporca da una Fiorentina che resta sotto choc per i danni arrecati a se stessa, in quarantacinque minuti d’autodistruzione con pochi precedenti.
Budimir (17′) intuisce che Trotta stia per demolire le flebili resistenze di Laurini: sul dribbling del socio, il bomber si stacca da Astori, si prende la posizione e con il tap in più comodo della sua vita rompe un digiuno di diciotto mesi. La Fiorentina è già stordita; Astori (proprio lui) si prende una licenza che neanche i fanciulli per strada e Trotta, un rapinatore sulla trequarti, si va trentacinque metri di corsa, incredulo, per il 2-0.
Pioli prova a capire: Eysseric si perde, va al centro, crea un improbabile rombo, fa un po’ l’anarchico; e gli altri – Badelj ma anche Veretout – faticano a impadronirsi del match, nonostante il 59% di possesso. Dall’oscurità, però, emerge una luce (fioca) quando manca un minuto all’intervallo: l’accende Benassi, girando di prepotenza nell’angolo lontano un pallone isterico. Pioli cambia Biraghi ed Eysseric, poi in corsa infila pure Babacar (e diventa 4-4-2 o 4-2-4, secondo le fasi) e Nicola che ha colto un affaticamento gradualmente sposta il baricentro: s’abbassa, ma non si affossa, toglie Stoian (per Rohden) e lascia che si usino le maniere forti, perché Chiesa, che (poverino) fa quasi tutto da solo, che stia a destra o che stia a sinistra è folgorante. La palla che (20’) gli cade sul mancino è un invito per il talento, ma la traversa di Cordaz ha stretto un patto con il portiere e consente di passarla liscia.

Di
Redazione LaViola.it