Tra i tanti acquisti criticati di questo biennio, contraddistinto da tanti rientri di bilancio e pochi colpi di mercato, l’arrivo di Davide Astori nell’estate 2015 risulta essere indubbiamente tra i più positivi. Giunto a Firenze dopo una stagione deludente con la maglia della Roma, il difensore centrale italiano si è riscattato con il colori viola sul petto, tornando a raggiungere (e forse superare) le vette di rendimento di Cagliari, quando era diventato uno dei difensori azzurri più promettenti.
In particolare, durante questa prima parte di stagione, le prestazioni di Astori sono emerse anche quando il resto della difesa soffriva troppo. Un esempio? La partita con l’Inter. Nel primo tempo anche Davide era andato in difficoltà (comunque meno dei compagni di reparto), subendo l’asfissiante pressing dei nerazzurri. Tuttavia durante la seconda frazione, in inferiorità numerica, l’italiano si è preso diverse responsabilità da leader, arrivando ad impostare il gioco fino alla trequarti avversaria, prendendosi diversi rischi ma dimostrando una personalità da grande giocatore. Solo un esempio della crescita caratteriale di Astori, che si trova sempre più a suo agio anche nel ruolo di difensore-playmaker, complice anche la sua buona abilità con i piedi ed il momento di difficoltà che sta attraversando il suo compagno di reparto Gonzalo Rodriguez.
Lo stesso Sousa non rinuncia praticamente mai al ragazzo nato nel bergamasco: Astori infatti si piazza al terzo posto per minuti giocati (1800), dietro solamente a Kalinic (1812) e Tatarusanu (2020). Certo, non stiamo parlando di un difensore infallibile. Ma di un difensore costante, questo sì: qualità importante per qualsiasi calciatore e indispensabile per chiunque giochi dietro la linea dei centrocampisti. Il suo 2016 è stato di ottima fattura, questo non può che rendere ottimisti rispetto al nuovo anno in viola che Astori si appresta ad affrontare. Con costanza e personalità, studiando per diventare il leader della difesa della Fiorentina.
Di
Marco Zanini