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Corvino: “Non mollai Vlahovic finché non lo presi per 1,5 milioni. Vorrei morire in ufficio o in tribuna”

Pantaleo Corvino

Le dichiarazioni dell’ex dirigente viola tra plusvalenze, trattative e futuro

L’ex dirigente della Fiorentina e attuale dg del Lecce, Pantaleo Corvino si è raccontato a Il Messaggero:

CARRIERA. “Niente classifiche. Ognuno ha il suo stile e la sua strada. Io ho un percorso diverso dagli altri, ho cominciato dal marciapiede. Credo molto nell’importanza dei settori giovanili e i 14 titoli italiani che ho vinto mi hanno fatto sempre capire di essere sulla strada giusta. Poi sono aperto alle esperienze estere anche a livello dirigenziale. Il calcio ormai è globalizzato. Quando ero a Firenze, ad esempio, mi sono fatto affiancare dallo spagnolo Macia e dal portoghese Freitas. Certo, a capo però ci deve essere uno che conosce la piazza e il campionato, perciò io mi sento orgoglioso di ciò che facciamo. Grazie al presidente Sticchi Damiani e alla società, qui si può lavorare bene”.

PLUSVALENZE. “Ha mai fatto il conto? Mai. Lo farò quando smetto. Ogni mattina mi alzo pensando a come realizzarne altre”.

ALLENATORE IDEALE.Nessuno mi ha mai deluso, ma Sinisa Mihajlovic è stato quello che ho sentito più mio. Eravamo in simbiosi sia sotto l’aspetto tecnico che umano”.

VLAHOVIC.È vero che, se avesse prestato fede alle relazioni e non lo avesse visto di persona, avrebbe perso Vlahovic? È vero. Mi avevano detto che non era pronto, ma andando a chiudere Milenkovic, appena vidi giocare Dusan non me ne andai finché non lo presi. Per un milione e mezzo…”.

RAPPORTO CON I GIOCATORI.Lei è amico dei calciatori o tiene le distanze? Ad esempio, autorizza il sesso prepartita? Guardi, una trombata non fa mai male… Io quando posso partecipo alla vita degli atleti, ma sono principalmente un manager”.

CALCIO E ARTE.Se avesse un budget illimitato per il calcio e l’arte, chi e che cosa acquisterebbe? Illimitato? Allora una pazzia la farei per Haaland. Per l’arte potrei dirle Andy Warhol e invece, per deformazione professionale, penso a un artista che è ancora avvicinabi-le. Mi piace molto l’arte concettuale di Emilio Isgrò. Le sue “cancellature”, con sole parole che finiscono per esprimere significati diversi, mi emozionano. Miccoli e Vucinic mi hanno fatto sempre pensare a Kandinski. Toni, anche se non è un centrocampista, aveva un modo geometrico di cercare il gol, così lo associo a Mondrian. Vlahovic, invece, per me è un futurista: Balla o Boccioni”.

FUTURO. “Voglio morire in pista. Va bene anche su una tribuna o in un ufficio. In realtà ogni giorno penso di lasciare. Del resto ho fatto 1800 partite dalla terza Categoria alla Champions. Ma poi ogni mattina ricomincio più carico”.

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