L’ex direttore generale viola si sfoga in una lettera aperta: “Chi voleva fare il direttore, i procuratori, chi non ho assunto… Pregiudizi e antipatie”.
Intervista al Corriere dello Sport – Stadio per Pantaleo Corvino, una sorta di lettera aperta a Firenze con sfogo. Ecco alcune sue parole: “Alla Viola ho dedicato e dato tutto me stesso con passione e tanto impegno. Ho voluto io questo divorzio, mi rendevo conto di non poter restare con gente nuova, con una nuova proprietà. Della trattativa ho saputo solo il sabato di Fiorentina-Genoa. Ho deciso di chiudere, anticipando probabilmente la loro decisione, perché Commisso e i suoi hanno il diritto alla discontinuità e io rappresentavo i Della Valle”.
DIVORZIO. “Per me è stato un bagno di sangue sul piano economico, ma non è questo il punto. La dignità e il senso di responsabilità hanno comunque un prezzo. Sono ancora intontito, metto tante cose insieme, quelle fatte bene e le colpe, perché anche se ho commesso degli errori, non mi sono mai risparmiato. Ho ricevuto critiche giuste e altre assurde, figlie di pregiudizi e antipatie: troppi sapientoni mi hanno utilizzato per ottenere il consenso di una parte della tifoseria. Io li chiamo personaggi in cerca d’autore”.
NEMICI. “I miei nemici a Firenze? Facile: gente che non sa mascherare le proprie miserie. Chi voleva fare il direttore e poiché sfigato e incapace stava a casa. I procuratori dei quali non avevo preso gli assistiti. Chi non ho assunto come addetto stampa. Chi non lavorava più nella Fiorentina e chi avrebbe voluto lavorarci. Chi non ha visto riconfermato il suo ragazzino. Gente alla quale ogni giorno danno un microfono in mano. Sono a 5 gare dalle 600 in A, ho fatto la B tre volte e tre volte l’ho vinta. Per salire in B ho dovuto vincere tutti i campionati partendo dalla terza categoria. Ho sessantanove anni, una passione insaziabile per il calcio e ancora tanto da dare”.
Di
Redazione LaViola.it