L’ex ds della Fiorentina: “Ramadani mi ha proposto 30 giocatori, ne ho portati 7-8 a Firenze. Andiamo a vedere quante plusvalenze hanno portato”
Pantaleo Corvino, ex direttore sportivo della Fiorentina e attuale responsabile dell’area tecnica del Lecce, è intervenuto ai microfoni di Radio Bruno. Queste le sue dichiarazioni: “Procuratori? La legge Bosman ha cambiato gli equilibri del calcio. Prima i calciatori erano delle società e i procuratori avevano poco da reclamare, oggi invece i giocatori subiscono molto la volontà dei procuratori e di conseguenza subiscono anche le società. Siccome però questa situazione non è attuale ma viene da lontano, si tratta solo di capire con quali procuratori lavorare di più e con quali lavorare meno. Vengo spesso accusato di aver lavorato molto con un agente, che è Fali Ramadani. A Lecce non ho mai portato un giocatore di Ramadani, sono stato a Bologna due anni e neanche lì ho portato un calciatore. Nella Fiorentina, vai a vedere i 7-8 giocatori che ho portato di questo procuratore quante plusvalenze hanno procurato al club gigliato. Ramadani mi avrà proposto 30 calciatori, solo che io ne ho portati a Firenze 7-8. Se quel procuratore ha prodotto danni economici allora è da cacciare, se invece uno va a vedere cosa hanno prodotto i calciatori di Ramadani è facile capire perché sia meglio lavorare con certi procuratori rispetto ad altri”.
SULL’ESPERIENZA ALLA FIORENTINA. “Innanzi tutto voglio salutare i nostri tifosi viola e far loro un in bocca al lupo per la stagione. 10 anni nel calcio sono 50 anni nella vita normale. È stato un lungo matrimonio. Con la Fiorentina è come se soffrissi di dipendenza: è indimenticabile quello che abbiamo vissuto insieme. Tante storie belle. Tante soddisfazioni in Europa e in Champions con dei quarti rubati; poi un periodo di autofinanziamento in cui si provava a mettere le basi per il futuro con le idee”.
SULLA FIORENTINA ATTUALE. “Un giudizio lo può dare solo chi è vicino. Posso solo dire che il calcio è come la vita: ci sono momenti di travaglio e momenti di quiete. Adesso è un momento di travaglio, ma fa parte della vita. Dopo la tempesta ci può essere la quiete, è normale. Ogni gestione segue la strada che reputa giusta per arrivare ai propri obiettivi. Quale dev’essere l’ambizione della Fiorentina? Quando si arrivava quarti per anni di fila e dicevo che era come il nostro Scudetto, sembrava che in quegli anni non venisse ottenuto niente e venivo deriso per queste affermazioni. Obiettivo deve essere arrivare in Europa League? Molto dipende dalle idee, però le idee vanno supportate e non ammazzate come spesso vedo. Ci vuole un humus intorno che le sostenga, invece spesso non lo vedo. Se uno mette risorse per avere il quinto monte ingaggi di A, un decimo posto può essere riduttivo, se uno mette risorse per il decimo monte ingaggi, un settimo posto può essere positivo. Cosa mi manca di Firenze? Tutto”.
VLAHOVIC. “Ho risposto a un giornale di Torino che mi chiedeva se Vlahovic avesse le qualità per giocare nella Juventus. Io ho risposto che la qualità non ha età e che Vlahovic ha le qualità per giocare in un qualsiasi top club. Mi auguro che possa rimanere alla Fiorentina, però i direttori sportivi sono dei funzionari e hanno il dovere di ascoltare tutte le offerte che arrivano e portarle alle proprietà, poi sono le proprietà che decidono se un calciatore va ceduto o meno”.
CAOS CESSIONE MURIEL. “L’ho preso in prestito perché non avevo i mezzi per comprarlo a gennaio, però se lo prendi vuol dire che ci credi. Lui disse che aveva scelto la Fiorentina pur avendo la richiesta del Milan perché lo avevo convinto. Perché non avrei dovuto volerlo a fine stagione?”.
SU DRAGOWSKI. “Me lo aspettavo questo percorso di crescita. E’ stato il primo calciatore che ho portato a Firenze nel mio secondo ciclo, ed è stata anche la mia prima delusione perché Sousa gli preferiva Lezzerini. Credo molto nella scuola polacca dei portieri, ho portato anche Boruc”.
SU RETROSCENA TRATTATIVA CHIESA. “In quel momento la Juve voleva Chiesa, io ascoltavo le proposte. La mia proprietà non mi ha mai detto di vendere Chiesa. Io ho fatto una trattativa, per Chiesa la Juve ci dava 40 milioni e uno tra Demiral e Spinazzola, la società non voleva cedere Chiesa. Chi avrei scelto? Se devo essere sincero, è difficile trovare un difensore marcatore bravo. In quel momento avrei voluto Demiral definitivo e Spinazzola prestito”.
NICO GONZALEZ. “Nell’ultimo viaggio che ho fatto in Argentina, 4 anni fa, avevo trattato due giocatori: uno era Lautaro Martinez per cui c’era una clausola rescissoria di 9 milioni di dollari e altre complicazioni che sopraggiunsero, l’altro era Gonzalez. Parlammo di lui a Milano, andò allo Stoccarda che offriva molto di più di quello che potevamo permetterci. Era ancora giovanissimo ma si vedeva già allora la potenzialità importante, doveva solo trovare la giusta collocazione tattica”.
SULLO SCONTRO CON BARONE. “Scontro acceso? La storia non può essere alterata, i muri non parlano. Io ero un direttore di un’area tecnica di una proprietà che non c’era più, era giusto che io non rimanessi nella stessa città con una nuova proprietà nonostante avessi altri tre anni di contratto. Sono stato io a far capire che era giusto fare così, altrimenti avrebbero dovuto pagarmi altri tre anni di contratto. Andate a controllare sul bilancio della Fiorentina e vedrete che non ci sono quei tre anni di contratto”.

Di
Redazione LaViola.it