
E’ tornato per il cuore, ma ieri Cesare ha capito che ora lo aspetta il lavoro più complicato della carriera
Non dirà mai “chi me l’ha fatto fare”, perché è stato il cuore a consigliarlo. Da ieri pomeriggio però Cesare Prandelli ha capito che lo aspetta il lavoro più complicato della sua carriera. La Fiorentina non è brutta come si è visto contro il Benevento, non ha giocatori così scarsi come sono apparsi sul prato del Franchi, è una squadra che può solo migliorare, ma che ha in testa un calcio opposto a quello del suo nuovo allenatore. Se la Fiorentina deve imporsi col gioco, come doveva accadere di fronte al Benevento che serenamente l’aspettava nella sua metà campo, non ci riesce, non è capace di esprimersi. Non è un caso se finora la migliore partita dei viola è stata quella di San Siro contro l’Inter, partita che potevano vincere o quanto meno pareggiare. Così scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
COSTRUITA MALE. La Fiorentina ha qualche qualità, ma non personalità. E’ stata costruita male e questo, rischiando il cartellino giallo o addirittura rosso di Commisso, lo andiamo ripetendo da mesi. E’ una squadra che ha tre attaccanti che non fanno gol, come dicono i 309 minuti trascorsi senza lo straccio di una rete. E’ priva di un regista vero e ieri, tanto per riportare un dato, il viola che ha giocato più palloni (ben 101) è stato Milenkovic, un terzino destro peraltro non particolarmente dotato sul piano tecnico. Non può essere.
Nelle dichiarazioni post-gara, Prandelli ha parlato di una Fiorentina che «diventa timida e paurosa alla prima difficoltà e affronta la partita individualmente e non di squadra». C’è allora bisogno di una terapia d’urto, con i giocatori messi di fronte alle loro responsabilità. In questo compito, l’allenatore poteva essere sostenuto dai tifosi che ieri non avrebbero accettato una figura del genere. La loro assenza è un vantaggio per certi giocatori, ma uno svantaggio per la Fiorentina.

Di
Redazione LaViola.it