Gol e altre occasioni per il nuovo acquisto svizzero, la Fiorentina a testa alta a Manchester per gioco e personalità. Bene la difesa
Se la Fiorentina con il Nottingham era stata da Premier per il gioco, le occasioni da gol e lo 0-0 finale, con il Manchester United è stata da super Premier per il gioco, le occasioni da gol, l’1-1 finale (risultato effettivo 6-5 in virtù dei rigori battuti dopo il triplice fischio per darsi un vincitore e decisivo è stato l’errore di Parisi) e per un super Sohm, che subito titolare ha segnato un bel gol, colpito la traversa e infine solo il salvataggio di Amad a portiere superato gli ha negato la doppietta, il tutto in 60 minuti di alta personalità davanti ai 65.000 dell’Old Trafford. Così scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
PERSONALITA’. Un’ora di buonissima tenuta dei titolari (bis di Nottingham, salvo appunto Sohm al posto di Ndour) all’insegna del 3-4-1-2, poi diventato 3-4-2-1 con i primi cambi che hanno prodotto le coppie Richardson-Gudmundsson e Richardson-Fazzini alle spalle di Kean. A proposito del centravanti: l’unico tra i viola a rimanere in campo per novanta minuti e giusto al 90’ ha avuto la palla gol sul retropassaggio sbagliato di Dorgu per regalare la vittoria ai 200 tifosi della Fiorentina presenti a Manchester, ma ha stretto troppo il destro non centrando i pali della porta inglese.
SODDISFATTO. Vittoria non è stata, però rimane la soddisfazione di Pioli che tocca con mano una squadra già formata quand’era embrione meno di un mese fa, al netto delle cose da sistemare che ci sono ovviamente, anzi ci devono essere, eppure in quantità minore rispetto a quelle che funzionano al 10 agosto: a livello di singoli (Kouadio bene al posto di Comuzzo uscito al 35’ per problemi di stomaco, Pongracic leader della difesa e occhio solo a qualche disimpegno leggero, Fagioli ancora in crescita, per Sohm parlano gol, palla-gol, traversa e sostanza, Dodo corre per due, Kean combattivo e occhio lui invece ad andare spesso in fuorigioco, neo che si porta dietro dall’anno passato), di schemi che vengono provati e applicati, di idee trasferite dalla lavagna al campo per dare, tutto insieme, un’identità già precisa a questa Fiorentina. Insomma tanti spunti buoni, qualcuno anche su cui riflettere: Gudmundsson ha bisogno ancora di capire dove e come stare tra i due mediani e i due attaccanti per essere efficace, mentre per Dzeko è soprattutto questione di forma e d’intesa. Ma a Firenze ieri sera sono tornati tutti contenti.
Di
Redazione LaViola.it