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CorSport – Il piano di Vanoli. Sei punti per risollevare la Fiorentina

Paolo Vanoli Piccoli allenamento - Fiorentina

Tantissime cose da fare, dalla condizione all’identità, fino al modulo di gioco. Da domani si riparte al Viola Park

Un ordine preciso non c’è, ma sono tante, tantissime le cose da fare per Paolo Vanoli. C’è da portare la Fiorentina fuori dalle sabbie mobili, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.

CONDIZIONE. Tantissime cose da fare: mettiamole in fila. Intanto, saranno due allenamenti al giorno e questa è la conferma implicita che Vanoli interverrà a fondo sull’aspetto atletico: aggiungere, intensificare, crescere. Sono tutti verbi di quantità per garantire forza e velocità a una squadra che non è mai stata brillante in questi tre mesi, che ha poca gamba per andare addosso all’avversario, che corre poco senza o con il pallone (14esima in questa classifica).

IDENTITÀ. Un altro punto è dare un’identità precisa ai suoi per essere Fiorentina sempre e comunque, contro qualsiasi avversario e in qualsiasi situazione. Lo impone per primo l’ultimo posto, da cui se ne viene fuori prima ancora con il carattere che con il gioco.

MODULO. L’allenatore viola valuterà se mettere mano anche al 3-5-2 che è un po’ il suo marchio di fabbrica, ma che questa Fiorentina non sembra più in grado di sopportare soprattutto nei tre dietro. A Venezia e a Torino aveva svoltato sul 4-2-3-1 o sul 4-3-3 che qui non è possibile per la mancanza di esterni d’attacco, però il 4-3-2-1 o il rombo a centrocampo sono alternative percorribili.

DA RECUPERARE. Non è stata solo la difesa a mancare finora: il centrocampo, per dire, ha poche idee che diventano poca qualità nella costruzione del gioco. indispensabile il recupero di Fagioli che ha i piedi e la visione migliori tra tutti i centrocampisti.

UNDICI. Poi c’è una regola non scritta quando le cose vanno male: scegliere una formazione titolare e su quella puntare deciso e senza condizionamenti.

APPARTENENZA. Tutti sì importanti i calciatori, ma qualcuno di più. De Gea e Gosens, Mandragora e Gudmundsson, Dzeko e Kean, ad esempio. Per esperienza, leadership, attitudine alle sfide, e a loro chiedere di farsi promotori del salvataggio della Fiorentina. In campo e nello spogliatoio.

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