Fondi e sempre più proprietà Usa in Serie A, Capitanio (Deloitte): “Caccia ai ricavi e impianti di proprietà”. Ma la burocrazia…
Anche il Genoa passa nelle mani americane, sottolinea il Corriere Della Sera. In questo caso, a differenza di altri proprietari, il Grifone va nelle mani di un fondo d’investimento, il 777 Partners. La serie A è corteggiatissima dai capitali esteri nonostante le perdite record della pandemia. Perché? “Due i fattori — risponde Luigi Capitanio, partner di Monitor Deloitte-: il calcio è altamente attrattivo e in linea con le strategie di crescita e con gli obiettivi di ritorno di investitori esteri o private equity. Il primo elemento è il mercato potenzialmente aggredibile da un operatore di mercato, 30 milioni di appassionati, dunque di potenziali clienti. Molti di più se si considerano le dimensioni internazionali. Il secondo motivo è per la capacità di generare ricavi, calcoliamo 18 miliardi fra diretti e indiretti. Il calcio vale l’1% del Pil”.
I Fondi? “Il calcio da noi è già un’industria, ma in ottica prospettica ha un potenziale ancora superiore. Soprattutto, se consideriamo il livello di arretratezza degli impianti sportivi in Italia, obsoleti rispetto agli standard europei”. L’appetito è per gli impianti di proprietà, la Germania negli ultimi 20 anni ha costruito il 70% in più che qui. “È questo il grande valore inespresso. Stimiamo infatti che nei prossimi 10 anni gli interventi di rinnovamento delle infrastrutture genereranno nuove fonti di ricavo per l’industria del calcio e per i settori collegati pari a circa 25 miliardi di ricavi” conclude Capitanio. Un mare di soldi, sul quale pende l’incognita burocrazia. Quando gli americani arrivano prima o poi lo scoprono (ogni riferimento a quanto accaduto a Rocco Commisso non è puramente casuale aggiungiamo noi).
Di
Redazione LaViola.it