
Ma cosa succede alla Fiorentina? Perché una parte dei tifosi da mesi contesta i proprietari? E come mai Andrea Della Valle ha reazioni così piccate? Difficile dare una spiegazione esauriente a chi non è avvezzo agli umori altalenanti di Firenze. Lontano dall’ombra della Cupola del Brunelleschi, infatti, si fa fatica a capire le ragioni di un clima così teso.
In fondo negli ultimi cinque anni solo Juventus (452), Napoli (378) e Roma (375) hanno fatto più punti in serie A del club viola (319). Milan e Inter, società che hanno un palmares e un fatturato nettamente superiore a quello della Fiorentina, sono molto indietro: rispettivamente con 297 e 292 punti. Quattro qualificazioni consecutive in Europa League, una finale e una semifinale di Coppa Italia, una semifinale Uefa non sono certo risultati da archiviare come un fallimento.
Vero, è mancata la zampata decisiva per vincere un trofeo, ma in Italia nello stesso periodo su 12 titoli assegnati (scudetto, Coppa Italia, Supercoppa) solo 4 non sono andati alla Juventus (due volte Napoli, una Lazio e Milan). Vero, quest’anno il passo indietro è stato evidente: nella qualità del gioco prima, nella classifica poi. Mancano però ancora tre giornate alla fine del campionato e la qualificazione ai preliminari di Europa League — superando ancora una volta le milanesi — è difficile ma ancora possibile.
Possono bastare questi elementi per giustificare duri striscioni di contestazione, cori offensivi, minacce più o meno velate? Non c’è dubbio che la gestione della squadra da parte di Paulo Sousa abbia creato più di una frizione all’interno della Fiorentina. Il rapporto tra il direttore generale Pantaleo Corvino e l’allenatore portoghese si è pian piano deteriorato. Il cortocircuito, dunque, è stato soprattutto tecnico e di comunicazione. Probabilmente serviva più coraggio nelle decisioni.
Il mercato estivo poi non ha aiutato: i 20 milioni e 781 mila euro spesi per le operazioni Olivera, Cristoforo, Diks, Dragowsky, Maganjic, Milic, Toledo e Sanchez non hanno contribuito né a fare salto di qualità né a mantenere i livelli dello scorso anno. Neanche gli acquisti di gennaio (Saponara e Sportiello) sono riusciti a conquistare la fiducia di Sousa. Per fortuna è esploso Federico Chiesa, uno dei gioielli su cui puntare per il futuro.
Già, il futuro. C’è una squadra da ricostruire, a cominciare dall’allenatore. Talenti da trattenere qui (Bernardeschi e appunto Chiesa) o da lanciare, un’identità di gioco da ritrovare. Ma non è una ripartenza da zero: la Fiorentina è la terza squadra italiana nel ranking Uefa (68,566) ed è anche grazie ai suoi risultati che la serie A dal prossimo anno tornerà ad avere quattro posti in Champions League (e senza preliminari).
Più che dare peso e cittadinanza ai contestatori seriali, allora, meglio concentrarsi su come riportare al Franchi quei sei-sette mila tifosi che lo hanno abbandonato negli ultimi due anni, su come aumentare il fatturato, su come creare una struttura dirigenziale più moderna. Di fronte ai milioni cinesi delle milanesi e allo strapotere juventino l’unica strada percorribile è quella della programmazione, della chiarezza degli obiettivi e del bel gioco.

Di
Redazione LaViola.it