Che succede se uno tra i, mal contati, 600 giocatori in rosa nelle venti squadre di A o uno tra i mille professionisti. Il campionato si fermerebbe
E mentre l’orchestrina del pallone nostrano suonava sulle note del «a me interessa salvare l’incasso», «io voglio giocare riposato», «meglio domenica, no meglio lunedì» nessuno sembrava vedere apparire all’orizzonte l’iceberg di una domanda scomoda, scrive il Corriere Della Sera: ma che succede se uno tra i, mal contati, 600 giocatori in rosa nelle venti squadre di A o uno tra i mille professionisti che a vario titolo lavorano a contatto con le squadre o uno dei circa 30 arbitri impegnati fin qui, o anche solo uno dei loro familiari, si scopre positivo al coronavirus?
La risposta è semplice: succede che si ferma tutto. E che il campionato rischia di non potersi concludere, altro che balletti di date o liti di condominio. Ecco perché nei giorni scorsi, tra i dirigenti delle squadre di A, c’è chi cominciava a dare voce a una convinzione che, via via, sta prendendo forma: questo campionato non arriverà in fondo, sarà sospeso magari per riprenderlo e portarlo a termine più avanti, quando sarà possibile, dopo gli Europei (sempre se ci saranno).
Al di là delle previsioni, in cui è azzardato addentrarsi, la risposta a quello che potrebbe succedere sul piano pratico in caso del riscontro di una positività la stanno dando in questi giorni, loro malgrado, due squadre di Lega Pro, la Pianese e la Juventus Under 23. Tra i giocatori della squadra toscana ci sono stati positivi al Covid-19: tutti i giocatori sono dovuti andare in quarantena per quindici giorni, mentre gli avversari della Juve under 23 hanno sospeso gli allenamenti e vengono tenuti sotto controllo. Lo stesso iter ovviamente dovrà essere seguito, nel caso, anche in serie A.

Di
Redazione LaViola.it