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CorFio: Prandelli, una bandiera lasciata sola. Colpita duramente l’immagine della società

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Sul Corriere Fiorentino si parla delle dimissioni di Cesare. Un uomo preso spesso come scudo, quasi un sacrificio per far uscire allo scoperto i nodi

Un colpo durissimo, non una sorpresa. Cesare Prandelli dopo due giorni di riflessione lontano da tutto e tutti, ha messo per scritto quello che i suoi occhi e il suo volto tirato e sfinito avevano già comunicato dopo la partita con il Benevento dieci giorni fa. Stanco, svuotato, talmente sopraffatto dal peso di un mondo viola senza fondamenta da dire basta. Perché c’è una dignità da difendere insieme a quanto costruito con questa città in passato. Niente più paraventi ora per la Fiorentina: il re, come si dice, è nudo, scrive il Corriere Fiorentino.

COME UN SACRIFICIO. E trema pure di paura davanti a una corsa salvezza, oggi più che mai, per nulla scontata. Ma forse è giusto così. E le dimissioni di Prandelli hanno il sapore del sacrificio affinché tutti i nodi escano allo scoperto. Non capirlo, raccontare un’altra storia, motivare questo terremoto con una presunta fragilità dell’uomo o con un eccesso di critica (che, oggettivamente, nei confronti del tecnico non c’è stato), sarebbe meschino e una mancanza di rispetto nei confronti di un allenatore che ha messo la sua credibilità in gioco per dare il tempo alla società di rimediare ai propri errori e alle proprie storture.

SCUDO. Ma poco o nulla nel frattempo è stato fatto. Anzi. Prandelli è diventato lo scudo dietro a cui trovare riparo, dai giocatori al club. Invece di proteggerlo e di «consentirgli di fare solo l’allenatore» (parole sue di qualche giorno fa), si è scelto di sovraesporlo con la squadra, con i media, con i tifosi, perfino sui social (che notoriamente non guardano in faccia a nessuno), quasi che i clic fossero più importanti dei risultati sul campo. Scelte sbagliate, dolorose per lui che si è trovato a subirle, che hanno colpito nel profondo l’allenatore insieme con la consapevolezza che il club si stava già muovendo su altre strade per la prossima stagione.

PRESENTE E FUTURO. Già, l’allenatore che verrà. Che prima di accettare Firenze magari ora ci penserà due volte. Perché le dimissioni di Prandelli colpiscono duramente l’immagine della società. Nell’ultimo anno e mezzo, nel tritacarne di questa Fiorentina sono finiti i due tecnici più vincenti degli ultimi vent’anni (in termini di punti e di posizioni in classifica nessuno ha fatto meglio di Cesare e di Montella). Ma non solo. Anche il giocatore dal talento più puro ha lasciato Firenze con il marchio di «traditore» apposto direttamente dal presidente Commisso: dalle coccole e dai buffetti del 2019 è stato un attimo additarlo a esempio di come non dovrebbe mai essere un calciatore. La Fiorentina è in lotta per non retrocedere, secondo cambio di panchina in appena otto mesi di campionato con la prospettiva, ora, di affidarsi nuovamente a Iachini per poi dargli il benservito a giugno. Una situazione che complica qualsiasi programmazione, ammesso che fosse stata intrapresa e che rischia di far implodere una società che si è dimostrata fin qui caotica e umorale.

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