La contestazione tra maggio e giugno, qualcuno pensava alle dimissioni. Ma il ds è ripartito da lì per costruire la nuova Fiorentina
Nell’ultima uscita pubblica, in occasione della conferenza stampa antecedente alle dimissioni di Palladino, Daniele Pradè affrontò ogni argomento inerente l’universo Fiorentina, incluso il suo stato d’animo di fronte alla contestazione della curva nei suoi confronti. Forte di una dialettica sviluppata in tanti anni di carriera, il d.s. toccò tutti gli angoli di una stagione a tratti spigolosa ma chiusa con il miglior piazzamento dell’era Commisso, un sesto posto che solo per contingenze non ha coinciso con l’Europa League ma con la (solita) Conference League, scrive il Corriere Fiorentino.
TURBATO. Molti di quegli scenari sono stati stravolti, ma alcune sensazioni raccontate da Pradè sono rimaste nell’aria, prolungandosi ben oltre l’avvicendamento in panchina. Colpa di una contestazione, quella dei tifosi, che aveva preso di mira il dirigente fin dall’ultima giornata di campionato, quando oltre ai cori di dissenso si erano aggiunti un paio di striscioni che lo avevano ferito. In quelle settimane di giugno in cui l’incertezza regnava sovrana, Pradè si è visto meno nelle uscite pubbliche viola. Chi lo ha incrociato lo ha visto turbato come raramente era capitato in passato e qualcuno ha pure pensato che l’ipotesi delle dimissioni fosse più reale del solito, anche alla luce di un altro striscione apparso in zona stadio che lo invitata (tutt’altro che gentilmente) ad andarsene.
RIPARTITO. Invece è proprio da quelle ore di delusione che è cominciata la nuova stagione di Pradè, l’undicesima in viola contando i primi 4 anni con i Della Valle e i 7 con Commisso intervallati dalle esperienze con Sampdoria e Udinese. Una ripartenza sancita dal rinnovo di De Gea, primo atto della nuova stagione avviata con un profilo più basso possibile, senza esporsi durante la festa che ha aperto il ritiro o nella conferenza di presentazione di Pioli, e mantenuta tessendo le tele del mercato tra gli arrivi di Dzeko, Fazzini e Viti e la programmazione con Goretti del resto delle trattative.
ALZARE L’ASTICELLA. Oggi che quella contestazione resta sopita, e che il clima intorno alla Fiorentina si è ribaltato come testimonia la corsa agli abbonamenti, il d.s. non ha cambiato atteggiamento, si vede e si sente meno rispetto al recente passato, ma il suo lavoro è quotidiano e a 360 gradi. E’ rimasto in sella per alzare l’asticella. Con l’obiettivo, neanche tanto nascosto, di regalare un piazzamento importante e magari pure quel trofeo che a Firenze manca da 24 anni.
Di
Redazione LaViola.it