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Rassegna Stampa

CorFio – Fabregas apre la crisi viola. Altro che Champions, insulti a Pradè

Fiorentina-Como Pioli

Dilapidato l’entusiasmo accumulato in estate, siamo punto e a capo. Pioli con un gruppo che non sa dove andare

È finita con i primi, sonori, fischi e col solito campionario di cori di contestazione. Dal «meritiamo di più», al «tirate fuori le p…», fino agli insulti al d.s. Daniele Pradè. Un mese di campionato insomma, e siamo punto e a capo. Con tanti saluti all’entusiasmo ritrovato, ai 90 milioni investiti e ai buoni propositi. Del resto, cos’altro pretendere? Una squadra al momento inesistente, la Fiorentina. Altroché Champions. Meglio lasciar perdere certi discorsi, anche perché il Como visto ieri, tanto per parlare di una delle teoriche avversarie dirette, è parso superiore in tutto. Individualità, organizzazione, personalità, tenuta fisica. Loro si, una squadra, scrive il Corriere Fiorentino.

UN TEMPO. Como bravo a restare calma nonostante le difficoltà proposte dalla partita, a non rinnegare le proprie idee e, alla lunga, a presentare il (salatissimo) conto. I viola no. I viola son durati un tempo, hanno trovato subito il vantaggio ma, offensivamente parlando, son finiti lì. Per un po’ hanno pressato e difeso bene, è vero, ma come può bastar questo?

APPROCCIO. A cambiare era stato l’approccio: cinque minuti, e grazie ad una punizione in due tempi di Mandragora, era già 1-0. Buono, l’avvio dei viola, anche se l’equilibrio tra soffocare sul nascere qualunque azione del Como ed esporsi a tremende folate era sottilissimo. Quarantacinque minuti buoni ma, al primo errore e alla prima bella giocata avversaria, il pericolo. E per fortuna che il Var ha corretto l’errore di Bonacina, trasformando (giustamente) in punizione dal limite un calcio di rigore.

NON SI SA DOVE ANDARE. Nella ripresa il Como ha immediatamente alzato giri del motore e qualità, ha sfiorato il pari per poi trovarlo, tanto per cambiare su palla ferma, con Kempf. Evidente, il calo fisico dei viola. Come se a forza di rincorrere (e senza ripartire) avessero finito la benzina mentre gli altri, facendo correre il pallone, facevano quello che volevano costruendo un’occasione dietro l’altra, fino all’inevitabile 1-2. E ora? Poche parole, e tanto lavoro. Sperando che Pioli trovi alla svelta l’interruttore per accendere un gruppo che, per ora, non sa dove proprio andare.

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