“Casino”. Nenad Tomovic non poteva usare parola più azzeccata ieri in conferenza per descrivere il momento viola. La stessa parola che poi ha ripetuto anche mister Sousa. Eh sì, perché l’allenatore sta attraversando quella che probabilmente è la parentesi più buia dal suo arrivo a Firenze. La squadra non segna, le vittorie nel 2016 faticano ad arrivare ma soprattutto il gioco latita. I fischi di domenica dopo il 90′ sono stati una dimostrazione chiara del sentimento del pubblico.
Sono queste le premesse che accompagnano i viola al terzo appuntamento europeo della stagione contro un avversario sulla carta abbordabile. Ma si sa, questa parola, soprattutto in un momento come questo, non si può utilizzare. Vietato abbassare al guardia, vietati passi falsi, per evitare di cadere in una crisi da cui diventerebbe sempre più difficile uscire.
Tomovic ieri ha affermato: “Tocca a noi che andiamo in campo per rimediare a questo casino“. Una chiara e sincera dichiarazione di consapevolezza su ciò che il pubblico si aspetta. E Sousa nel dopopartita di domenica aveva individuato l’ovvia soluzione ai problemi correnti dei suoi: “La fiducia arriva con le vittorie e bisogna arrivare alle vittorie“. I tre punti quindi non solo ipotecherebbero il passaggio ai sedicesimi ma sarebbero la medicina ideale per questa squadra e i suoi tifosi.
“Coraggio e osare tutti di più“. È questo il diktat del tecnico portoghese che vuole imporre già a partire da stasera contro lo Slovan. E allora quel coraggio vogliamo vederlo. Dimenticare i primi mesi della scorsa stagione che frutto forse anche delle disavventure altrui hanno creato delle aspettative sbagliate. Sbagliate ma non lontane dalla realtà. Questa squadra e questo allenatore non sono da buttare. Ma si devono ritrovare. In primis i giocatori chiave come Gonzalo, Borja Valero e Kalinic. In questo momento sono solo la brutta copia di quelli che i tifosi viola hanno imparato ad amare. E lo stesso Sousa deve tornare a farli giocare nei ruoli che più si addicono alle loro caratteristiche. Riportare quindi il centrocampista spagnolo a fare la mezzala e non il trequartista (magari spostando Bernardeschi in quella posizione), e abbandonare l’idea di un Kalinic rilegato al ruolo di seconda punta. E perché no, osare schierando alcuni degli acquisti estivi che hanno trovato meno spazio fino ad oggi. Due su tutti Maxi Olivera e Cristoforo.
Di
Niccolò Misul