Rassegna Stampa
Cor Fio: non c’era una Superlega a cui aggrapparsi nel 2002 quando la Fiorentina fallì
La Superlega e quei club troppo grandi per fallire. Ma nel 2002 non c’era niente di tutto questo a cui aggrapparsi per i viola
Non c’era una Superlega a cui aggrapparsi quando nell’anno di (dis)grazia 2002 la Fiorentina si sgretolò fra i debiti, si trasformò con l’aiuto di Eugenio Giani in Florentia Viola e sotto la guida dei fratelli Della Valle ripartì dalla serie C2, conquistando la promozione (doppia) con i gol di Christian Riganò, il muratore di Lipari. Lo scrive il Corriere Fiorentino.
Volendo, non c’era neppure quando il fallimento riguardò il Napoli, nel 2004, e il club venne rilevato da Aurelio De Laurentiis ripartendo dalla terza serie. O nel 2005, quando a saltare fu il Torino, che «festeggiò» la promozione in A con una retrocessione in B (a concedergli un passo indietro di sole due categorie fu il lodo Petrucci) e chiese a Urbano Cairo di salvare un club da sette scudetti. No, non c’era una Superlega a cui aggrapparsi.
E a quanto pare, non c’è neppure oggi per società come Inter, Juventus e Milan che oltre ad aver conquistato insieme 72 scudetti, a settimane 73 (più un paio revocati) dominano la classifica dell’indebitamento rispettivamente con 630, 458 e 152 milioni di euro. Molti, molti di più rispetto ai debiti della Fiorentina di Cecchi Gori, del Napoli di Corbelli e Naldi, del Torino di Cimminelli. Eppure molti, molti di meno rispetto ai 1.510 milioni di euro di indebitamento del Chelsea, dei 1.280 del Tottenham o dei 1.173 del Barcellona, tre delle società fondatrici della Superlega nata come atto di sfida e morta in modo grottesco a 48 ore dal grande strappo.