
Polemiche sul nuovo format che comprende solo squadre di A e di B. Ma le società del massimo campionato vanno avanti. E dopo la Superlega…
La Lega di Serie A può ancora ripensarci, ma non ne ha alcuna intenzione. La riforma della Coppa Italia, annunciata dal Consiglio di Lega mercoledì, verrà discussa con le altre componenti del calcio italiano e alla fine si farà nonostante le voci contrarie: non può essere stoppata dalla Federcalcio, ma solo dall’assemblea dei presidenti. Che in questo momento litigano su tutto, ma qui hanno una visione comune: far fuori dal torneo i pesci piccoli. Così scrive La Repubblica.
TORNEO PER ‘RICCHI’. Solo tre settimane fa, mezza Serie A si ribellava alla Superlega e all’idea di un torneo esclusivo. Lo ricordava ieri il segretario del Pd Enrico Letta: «Nel resto d’Europa si valorizzano i club delle serie minori. Ma non è bastata la lezione della Superlega?». Gli amanti del calcio romantico volevano una coppa inclusiva, che permettesse alle provinciali di sognare di ospitare una “big”: ma chi convince le grandi a rischiare i loro giocatori su campi dissestati di periferia? La Lega di A ha varato un torneo che, al via il 15 agosto, esclude le squadre di C e D. La scusa è la necessità di snellire i calendari, ma di fatto si eliminano i primi 2 turni in cui i club di A stavano alla finestra e che non interessavano alle tv. L’obiettivo è incassare 40 milioni (oggi la Rai ne paga 35 per Coppa e Supercoppa).
CAMPIONATO A 18 SQUADRE. Un problema con i calendari però effettivamente c’è. La nuova Champions League imporrà 100 partite in più e richiede 7 finestre aggiuntive. Le leghe europee pensano al campionato a 18 squadre, come in Germania, e l’Inghilterra medita sull’abolizione della Coppa di lega.

Di
Redazione LaViola.it