Di cammino ce n’è ancora da fare, ma la costante crescita da inizio stagione certifica un fatto. La Fiorentina è sulla strada giusta. Sulla strada della continuità, di prestazioni e risultati. Niente facili sbalzi d’entusiasmo, s’intenda. Così come lontani sono i tempi in cui la squadra di Sousa, un anno fa di questo periodo, stupiva tutti su ogni campo, ritrovandosi presto in vetta alla classifica, a giocarsi i primi posti fino a gennaio.
Ma la Fiorentina, dopo mesi difficili sotto molti aspetti, inizia adesso ad avere una fisionomia. Un’identità di squadra. Un senso logico, insomma. Tra tanti alti e bassi, le cinque partite utili consecutive, più i 28′ di Genova, segnano un bel passo sotto il profilo della continuità. Ed anche una parabola ascendente per quanto riguarda gioco e condizione fisica. Inutile dire che sarà il campo a dare ulteriore forza, o a smorzare, tutto questo: chiudere con altri sei punti contro Qarabag e Torino il primo tour de force, darebbe una bella carica a tutto l’ambiente.
“Per settanta minuti ho rivisto una squadra che si è avvicinata molto alla Fiorentina della prima parte della scorsa stagione”, ha detto Sousa domenica sera dopo il pari con il Milan. Altra gara in cui la Fiorentina ha tenuto la porta inviolata – pur rischiando –, ma anche in cui l’attacco ha fatto fatica ancora una volta. Le due facce di questa prima Fiorentina stagionale: concede poco agli avversari, riesce a non prendere gol tra bravura e fortuna, ma davanti fa fatica a concretizzare. Comunque, una buona base su cui lavorare, viste le enormi difficoltà difensive della passata stagione. Anche perché, in Italia, spesso arriva lontano chi subisce meno gol. Fiorentina al momento miglior difesa del campionato, insieme alla Juventus. Quattro gol subiti in cinque partite, porta rimasta imbattuta in tre occasioni… e mezzo (contro Milan, Roma, Chievo… e Genoa). Non male, per un reparto che nel frattempo ha scoperto un nuovo possibile titolare (Salcedo) e due buoni giocatori sulla corsia sinistra (Milic-Maxi Olivera).
D’altro canto, il neo è rappresentato dalla scarsa concretezza davanti. “Stiamo lavorando e dobbiamo migliorare sull’ultimo passaggio. Sia sul corridoio centrale, che nei cross. Abbiamo giocatori per farlo con qualità. Lavoriamo sulle diverse situazioni, anche sugli inserimenti da dietro. Un attaccante in più? Con i giocatori che abbiamo, andiamo in difficoltà se abbiamo un riferimento statico in area, cerchiamo di dare alternative sui tre corridoi”, ha spiegato Sousa.
Solo cinque gol fatti in sei partite (e mezzo) tra campionato ed Europa, quarto peggior rendimento della Serie A (peggio hanno fatto solo Crotone, Palermo ed Empoli). Cinque reti, appena due su azione (Badelj e Babacar), mentre oltre la metà (tre) sono arrivate da calci piazzati (Sanchez, Kalinic e Bernardeschi). C’è la necessità di dare più appoggio alla prima punta, ad un Kalinic che fa un gran lavoro per la squadra ma non sempre riesce a puntare con lucidità la porta. Due esempi contro il Milan: il pallone ‘ciccato’ su assist di Ilicic, nell’azione che ha portato al rigore viola; e il tiro ‘forzato’ dal limite, nella ripresa, da solo contro quattro avversari.
Contro i rossoneri 56% di possesso palla, e anche diverse occasioni create. 13 tiri verso la porta, 6 dentro lo specchio e 5 dall’interno dell’area. In crescendo rispetto alle gare precedenti, ma non basta. Soprattutto riguardo alla lucidità e alla qualità di quel ‘famoso’ ultimo passaggio. Da Ilicic a Borja Valero, da Tello a Bernardeschi. La Fiorentina ha le potenzialità per fare meglio là davanti, “nell’ultima decisione” (per dirla alla Sousa). Questo il prossimo step per migliorarsi. A partire dal Qarabag, avversario che verrà a Firenze aspettando i viola, cercando di chiudere gli spazi. Ma comunque squadra modesta, quella azera, contro la quale la Fiorentina deve riuscire ad andare a tabellino per strappare i primi tre punti europei del 2016.
Di
Marco Pecorini