La faccia del Toro di domani ha sempre più i tratti somatici di Sinisa Mihajlovic, tecnico serbo di 47 anni, legato ancora per la prossima stagione al Milan. Ma se da una parte Ventura si sta allontanando dalla panchina granata per sedersi su quella azzurra della Nazionale, dall’altra sono iniziate le grandi manovre tra il club rossonero e i legali di mister Sinisa per verificare un accordo sul come sciogliere l’attuale legame: il tecnico esonerato da Berlusconi in favore di Brocchi, per un cambio che ha visto dare torto al presidente, dati alla mano, produrrebbe un costo lordo nel prossimo bilancio di circa 4 milioni di euro.
Non servirà dunque grande fantasia per individuare coordinate interessanti per il Milan e il tecnico, all’interno delle quali trovare un punto d’interesse comune su cui impostare una soluzione conveniente. A quel punto potrà entrare nella fase più calda l’operazione destinata a chiudere il passaggio di Mihajlovic al Torino, grazie a un biennale a cifre leggermente superiori a quelle che al momento percepisce Ventura, ovvero 840 mila euro più eventuali bonus.
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Normale dunque che in questi giorni si registri grande fermento nella tifoseria granata perché cambiare tecnico dopo un lustro significa avvicinarsi a vivere qualcosa di molto simile a una rivoluzione copernicana. Anche perché con il sempre più vicino arrivo del serbo, si prospetta un Torino diverso sotto numerosi punti di vista da quello visto in questi ultimi cinque anni: nel modulo, nell’atteggiamento mentale, nelle facce dei giocatori, nel modo di gestire i giovani, non quelli comprati a suon di milioni dagli altri club come Belotti, Baselli e Zappacosta, ma, per esempio, coloro che ritorneranno alla base dopo essere cresciuti in granata.
Ma sarebbe riduttivo limitarsi a questo aspetto per capire quanto sarà diverso il Toro di Mihajlovic rispetto a quello di Ventura. Il serbo, infatti, ha dimostrato di essere predisposto mentalmente per la flessibilità nell’utilizzo del modulo nel corso di una stagione. Per cui non esiste un dogma assoluto dal quale non ci si può affrancare magari anche per una sola partita, e allora, portandoci avanti con l’immaginazione, aspettiamoci una squadra granata che può “rimbalzare” tra il 4-3-3, il 4-4-2 o il 4-3-1-2.
Possibili, dunque, varianti d’opera in corsa, più o meno frequenti anche in base al tipo di giocatori che il ds Gianluca Petrachi riuscirà a reperire sul mercato. Per l’ultimo modulo citato, infatti, occorre dotarsi di un calciatore in grado di “galleggiare” tra le linee, bravo a dare il meglio di sè a ridosso delle due punte, ma al momento non esiste nella rosa del Toro. Per quanto riguarda poi il feeling tra Mihajlovic e la piazza torinista, la fiamma va da sè che si potrà accendere spontaneamente visto che viaggiano sulla stessa frequenza d’onda: quella per cui la grinta è sempre e rigorosamente al primo posto nella scala dei valori. E non è un caso il fatto che il serbo riesca a ottenere il massimo dai giovani perchè proprio con la carica che riesce a trasmettere, permette loro di colmare la lacuna dell’autostima che inevitabilmente li accompagna nel periodo iniziale di crescita anche dal punto di vista caratteriale.
C’è poi un fattore altrettanto interessante che dovrà essere verificato: ai tempi della sua Sampdoria, infatti, spesso gli allenamenti si svolgevano a porte aperte. Sarebbe già un primo passo importantissimo per esaltare il Dna granata, in attesa che il Filadelfia torni a ospitare, probabilmente già da fine anno, le sedute della prima squadra. Sì, sarebbe davvero tutto un altro Toro, a prescindere da uomini e schemi.
Di
Redazione LaViola.it