“Con i giocatori che abbiamo, andiamo in difficoltà se mettiamo un riferimento statico in più al centro dell’area. Cerchiamo invece di dare più alternative sui tre corridoi offensivi”. Così spiegava una settimana fa Paulo Sousa, dopo lo 0-0 contro il Milan. Un’altra gara senza gol, tante occasioni non finalizzate per poco ‘peso’ proprio a centro area. Storia ripetuta anche ieri sera, a Torino. Tanto gioco, spesso lento e senza sbocchi. E gol arrivato a 5′ dalla fine, proprio quando in area c’era un riferimento preciso. Chiamato Khouma Babacar. Uno capace di segnare quattro gol (più un rigore procurato) nelle ultime quattro partite. Uno, insomma, in un momento d’oro. Che butta dentro praticamente ogni pallone che tocca. Un attaccante vero, che sente la porta.
Sousa e il paradosso delle due punte. Provate nel pre-campionato con continuità, sfoggiate contro il Qarabag in Europa con ottimi risultati. Eppure centellinate con attenzione, quasi con paura, nelle gare di campionato. Soprattutto dall’inizio. La ricerca dell’equilibrio di squadra, del possesso palla continuato, è di fatto più importante della voglia di far gol. Per non rischiare di restare scoperti in altre zone del campo, insomma. Cosa che in molte gare ha pagato, con la Fiorentina tra le migliori difese del campionato. Ma senza Baba, senza una punta che veda la porta, questa squadra fa una fatica tremenda là davanti.
E non è solo questione di precisione dell’ultimo passaggio, di brillantezza e lucidità, ma forse anche di caratteristiche dei giocatori. Perché Ilicic e Borja Valero, ottimi palleggiatori con tecnica indiscutibile, non hanno nel passo e nel ritmo la loro arma vincente. E probabilmente, quindi, in certe partite, bisogna trovare altri sbocchi. Con cross dalle fasce, sì, ma anche con giocatori che in area possano far valere fisico e senso del gol. Cosa che ha, soprattutto in questo momento, Babacar. Qualità che hanno molto meno, invece, proprio Ilicic e Borja Valero, negli inserimenti in area di rigore. Lo stesso Kalinic, utilissimo spesso alla manovra, al gioco di squadra, in area non ha sempre i movimenti da attaccante vero, di razza. Di quelli con la bava alla bocca per nel cercare il gol. Di quelli che quando sentono il profumo dell’area di rigore, puntano senza se e senza ma la porta. Babacar, invece, è un giocatore diverso. Meno ‘utile’ di Kalinic, ma più spietato là davanti.
Tanto che i gol parlano proprio per il senegalese. Una media realizzativa in stile-Higuain, per Babacar. Una rete ogni 67′ in campionato, due gol in 134′ giocati. Il Pipita ne ha segnati 6 in 394′ (in gol ogni 66′), e quindi il paragone tra i due è anche provocatorio, e tiene conto della proporzione sul ‘peso’ dei due giocatori. Ma i numeri sono questi. E dicono che Babacar ha una media realizzativa migliore di Belotti (in gol ogni 77′), Bacca (in gol ogni 90′), Icardi e Milik (in gol ogni 105′), solo per citare le prime punte più in forma e incensate del momento. Per Babacar, contanto anche l’Europa League, sono quattro gol in sei partite, con media di una rete ogni 75′ tra campionato e coppa. Numeri importanti, numeri di una risorsa che va sfruttata. Anche di più, se i risultati sono questi. Cambiando modulo, cambiando impostazione di gioco. Ma comunque trovando una soluzione che faccia correggere alla Fiorentina una sterilità offensiva praticamente perpetua. Per chi si trova, alla sosta, con il quarto peggior attacco del campionato.
Di
Marco Pecorini