Rassegna Stampa

Commisso, miliardario dai piedi buoni: il rapporto coi tifosi, l’idea di ‘comunità’. Il Franchi…

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Il profilo dell’italo-americano che può acquistare la Fiorentina: arriverebbe per riportare il club in Europa. E far divertire.

Luomo che potrebbe diventare il nuovo proprietario della Fiorentina palleggia con i mocassini, a bordo campo del Columbia Stadium, prima dell’inizio dell’amichevole Cosmos-St Pauli. Tre, quattro volte il pallone sale e scende, poi Rocco Commisso gli dà un colpo leggero e lo lascia scorrere lungo la linea laterale. L’italoamericano guarda il pubblico soddisfatto, che lo applaude. I giocatori entrano in campo, lui sale cinque gradini della tribuna e si mette a sedere con famiglia e amici, tutti con indosso la maglietta dei Cosmos, in mezzo ai tifosi. In attesa di capire se la transizione tra due epoche verrà davvero portata a termine nei prossimi giorni, un dato è chiaro: a Firenze un personaggio così non si è mai visto, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
PARAGONI. Anche Vittorio Cecchi Gori, il più disarticolato tra i proprietari viola degli ultimi quarant’anni, amava palleggiare sul campo, ma Commisso, ex calciatore, ha uno stile più solido. Non è un dettaglio: il miliardario pensa che un presidente con i soldi ma senza competenze di calcio non vada da nessuna parte. E ci vuole passione: Rocco ama il calcio, altrimenti non avrebbe investito cinquanta milioni per vedere giocare i teneri Cosmos in quarta serie. Diffida di cinesi e arabi, è tiepido verso James Pallotta. Nonostante abbia un patrimonio di quasi cinque miliardi di dollari, quasi il doppio di quello dei fratelli Della Valle messi insieme, Commisso viene descritto come una persona umile, alla mano, che vive senza barriere. Se qualcuno lo chiama presidente, lui scuote la testa è dice «troppo rispetto, io sono Rocco». 

PROFILO. È un narcisista rurale, da patriarca. Ha modi da vecchio calcio, seppure si muova a suo agio nell’ambiente finanziario di Wall Street, dove ha lavorato. Piccolo e robusto, parla appoggiando la mano sulla spalla del suo uomo di fiducia, Joe Barone, come a farsi leva, tipo Silvio Berlusconi, ma meno elitario. Già, il Milan: poteva essere suo un anno fa, quando Commisso arrivò a offrire più di cinquecento milioni di dollari, ma poi il club passò al fondo Elliott di Paul Singer per una cifra molto più bassa. Commisso non ha mai capito come sia stato possibile, se l’è legata al dito, anche se non ne parla apertamente. Chi lo conosce sa che è una ferita aperta, ma la Fiorentina non è una forma di rivalsa. Lui ama Firenze, conosce la storia dei viola, ha seguito Batistuta, Bertoni e Passarella. «Si ricorda anche i tempi di Socrates», dice l’entourage. Ha seguito le partite, apprezzato il calore fiorentino, da «comunità», è affascinato dall’idea di identità tra squadra e città.  

PROGETTO. Sul futuro Commisso ha linee chiare: vuole riportare la squadra in Europa, allargare i confini del marketing agli Stati Uniti, creare una sinergia con i Cosmos per unire Firenze e New York. Un uomo di fiducia sarà la sua interfaccia in città, ogni giorno. Secondo alcuni, starebbe pensando a ristrutturare il Franchi completamente. Sul mercato, prima serve mettere le firme sull’accordo. Di sicuro, la Fiorentina cambierebbe volto. Nel segno dello spettacolo: a New York, luogo diverso dalla grande provincia americana, lo spettacolo è concetto sacro. Se i canoni estetici di Commisso e dei tifosi viola coincideranno, ci sarà da divertirsi

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