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Commisso e De Laurentiis: picconatori del calcio, da sempre all’opposizione

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De Laurentiis piccona dal 2004, Commisso, arrivato nel 2019, si è unito alle critiche contro un “modello calcio” superato

Da New York a Los Angeles, ideologicamente, è un attimo. Rocco Commisso e Aurelio De Laurentiis hanno scoperto di possedere entrambi il sano istinto della ribellione. La feroce volontà di restare ruvidamente se stessi. Per lasciare che il pallone rotoli in una «normalità» talvolta – o anche spesso – negata. Il sei settembre del 2004, uscendo dalla Fallimentare di Napoli, con in mano un pezzo di carta e la storia calcistica d’una città svuotata d’ogni goccia di felicità, Aurelio De Laurentiis la buttò in «politica». E intraprese la propria missione da visionario che lo avrebbe accompagnato sino a Madrid, febbraio del 2017: «Questo mondo è vecchio, come le strutture del Paese».

Il sei giugno del 2019 Rocco Commisso irrompe quasi a sorpresa nel calcio. E, in tempi «ragionevolmente» brevi, scopre le insidie e la perfidia della burocrazia italiana. L’insormontabile opposizione del Ministero per i Beni Culturali che lascia il «Franchi» lì, al centro delle polemiche, come un Monumento inavvicinabile. Da restaurare ma non da demolire: «Con la nuova legge credevo che per il calcio italiano specialmente in questo momento di grave crisi per tutto il Paese, il Governo potesse prendere una direzione più utile per il futuro del sistema-calcio e l’economia italiana in generale. Purtroppo, vedo che c’è più interesse a conservare una struttura fatiscente di cemento armato di 90 anni che permettere ai tifosi di assistere a un evento sportivo con tutti i servizi moderni e i comfort di uno stadio all’avanguardia che Firenze avrebbe meritato».

LO SCOOTER

Nel momento in cui scelse il Napoli, l’auto-narrazione di De Laurentiis va ad adagiarsi a Hollywood. E la scena-madre (insolita e surreale, per quanto originale) dentro un copione già visto, rimane quella di luglio 2011, alla elaborazione dei calendari: «Me ne torno in America, siete tutti delle…». Cambronne gli avrebbe fatto un baffo, ma Adl cominciava con quel frame ad attaccare il Palazzo che Commisso ha picconato, come un Cossiga del football, qualche settimana fa: «La mia società è in regola, altre non lo sono. Il calcio italiano dev’essere trasparente. La Fiorentina paga gli stipendi puntualmente e non è possibile che ogni sei mesi io debba portare soldi in Italia per rientrare nell’indice di liquidità, mentre l’Inter e la Juventus non lo fanno».

BIANCO & NERO

Ci sono battaglie che appartengono al decennio passato. Sono iniziate in quel tempo e non sono (ancora) finite. Adl è allergico alle soste. Fa i conti e non si trova quando scopre che almeno un dodicesimo dello stipendio dei suoi quindici Nazionali se ne va tra voli pure Intercontinentali, rischi d’incidenti e pregiudizi vari: «Bisogna concentrare quelle attività in periodi staccati dai campionati».

La Coppa d’Africa, a gennaio, lo scatenerà ancora. E prima che s’arrivi all’Epifania, dalla calza verranno fuori i «bazooka» imbracciati anche da Spalletti, ieri: «De Laurentiis ha ragione. Le Nazionali devastano i club. C’è già una partita che lui ha aperte e io sarò totalmente al suo fianco». Commisso sceglie altri obiettivi e per far venire l’orticaria ai padri-padroni di questo Paese che sembra cominci a stargli stretto. Ha eletto come uomini-simbolo dell’«ingegno» proprio De Laurentiis, con Percassi e Lotito, il contro-potere, se così si può dire: «Mi auguro che la Fiorentina possa un giorno arrivare ai livelli delle squadre di Percassi, Lotito e De Laurentiis. Tre presidenti che ammiro e che hanno fatto un ottimo lavoro comprando le società in fallimento o quasi. Io ho acquistato il club a prezzo pieno e ci ho investito finora 350 milioni».

De Laurentiis con Andrea Agnelli ha un rapporto frastagliato. Ora amicale poi rovinoso ripensando ad un albergo – guarda un po’, ma casualmente, di Firenze – che spalanca una ferita ancora sanguinante: «Per vincere lo scudetto devono realizzarsi varie combinazioni. Ma poi a volte c’è chi te lo scippa dalle mani». A Orsato o a Madame – magari a tutti – saranno fischiate le orecchie. Già sollecitate da Commisso quando Chiesa salutò per andarsene con la Vecchia Signora: «Ce lo hanno rubato perché hanno molti soldi». Commisso-De Laurentiis, è qui l’America.

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