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Editoriali

Come uscire dalla crisi? Occasione Conference e le scosse contro le grandi: le memorie del passato

STEFANO PIOLI FIORENTINA

Un avvio disastroso e pochi spunti a cui aggrapparsi, ora un calendario da brividi all’orizzonte. Ma l’anno scorso…

Uscire da Pisa con un punto, con uno 0-0, e la sensazione che sia andata perfino bene. Ecco, basta questo per riassumere il momento della Fiorentina. Un avvio disastroso, il peggiore in termini di punti e mancate vittorie da mezzo secolo a questa parte. Poco da salvare, poco a cui aggrapparsi. Una difesa che concede occasioni a chiunque, un centrocampo che non riesce ad aiutare dietro né ad organizzare il gioco nella giusta maniera, gli esterni che hanno perso potenza offensiva, le punte che non segnano. C’è altro? Sì, tanto altro. Ma poco di positivo.

SENZA SENSO. Non è solo la classifica a parlare chiaro, ma anche le prestazioni stesse della squadra. C’era un’indicazione chiara da metà luglio: partire forte, a livello fisico e tecnico-tattico, con un allenatore esperto e con una squadra già allestita eccezionalmente in anticipo. Tutti insieme fin da inizio ritiro, cose mai viste. Eppure la Fiorentina si è incastrata in un inizio di stagione con poco senso. Dopo aver speso una novantina di milioni sul mercato, dopo aver trattenuto i migliori, dopo aver sbandierato ambizioni Champions e via dicendo. Il campo ha detto altro, purtroppo. Come ripartire? Provando a tirare fuori i problemi all’interno del Viola Park, a cercare una strada a livello tattico che dia più certezze. Il ‘patto della bistecca’ della scorsa settimana ha almeno aiutato a migliorare il senso di gruppo, ma non basta. Troppi singoli spenti e sotto le attese, da Dodo a Gudmundsson, da Fagioli (in panchina 90′ a Pisa) a Gosens, fino ai difensori. E poi i nuovi arrivi che non stanno rendendo, da Sohm a Piccoli.

DA UN ESTREMO ALL’ALTRO. “Non riusciamo a far vedere in campo ciò che facciamo in allenamento”, ha confidato con amarezza Pioli. E allora proprio la partita infrasettimanale può essere la medicina migliore quanto meno per alleviare le sofferenze di una squadra malconcia che è in cerca della diagnosi giusta. Facile dire, è evidente, che questa squadra non abbia identità in campo. Del calcio ambizioso di Pioli non c’è traccia, né della sua volontà (a parole) di dominare partite e avversari. Tanti singoli in campo sembrano spaesati, incapaci di dialogare tra di loro. Nel giro di una settimana si è passati dai lanci lunghi a ripetizione contro il Como ad un insistente e sterile possesso palla tra i tre centrali a Pisa. C’è da dire che Pioli dopo la sfida a Fabregas aveva esortato pubblicamente i suoi a gestire più il pallone ed evitare tanti palloni su ‘a casaccio’, ma nel derby i difensori hanno estremizzato il concetto. “Dovevamo giocarla più dentro al campo, mentre i terzi cercavano troppo spesso gli esterni e lì venivamo chiusi”, ha sottolineato domenica Pioli. Questa può essere una chiave giusta, superare la pressione avversaria con palloni verticali (ma servono movimenti e misure giuste) tra le linee a cercare i trequartisti. Ma metterlo in pratica per ora sembra missione complicata.

OCCASIONE EUROPEA. La testa intanto è già alla Conference. Giovedì al Franchi arriva il Sigma Olomouc, altra squadra in crisi (1 sola vittoria nelle ultime 8 gare per i cechi). In teoria la partita più abbordabile della League Phase. Senza Kean squalificato, sarà occasione importante per Piccoli, Dzeko e gli altri. Ma un’opportunità da non sprecare, al di là dei tre punti. Guardando anche agli anni passati, spesso la Fiorentina ha sfruttato il trampolino europeo, anche in gare non difficili, per prendere autostima in chiave campionato. Succedeva con Italiano, si è ripetuto in alcuni casi anche con Palladino. In un tunnel in cui si fa fatica a vedere il fondo, vincere bene in Europa magari facendo sbloccare le punte e un pizzico di gioco non sarebbe poco. Al contrario, invece, faticare anche contro il Sigma Olomouc sarebbe difficilmente accettabile…

CALENDARIO DA BRIVIDI. Anche perché in campionato partirà poi una salita da brividi. Con 3 punti in 5 partite, domenica prossima arriverà la Roma, poi dopo la sosta il Milan a San Siro, il Bologna di Italiano al Franchi e l’Inter ancora a San Siro. Un filotto di sfide importanti che, in queste condizioni, può preoccupare e non poco. Anche qui però aggrapparsi in qualche modo al passato può aiutare. L’anno scorso non a caso la Fiorentina riuscì a fare tanti punti contro le grandi e negli scontri diretti, perdendo invece terreno contro le medio-piccole. C’era una squadra che difendeva in blocco basso, ma compatta, che sapeva ripartire e affidarsi negli spazi ad un Kean micidiale. Pioli ha ribadito di voler basarsi poco sul gioco di chi c’era prima (e in gran parte ha ragione, bene pensare di poter fare altro), ma in un momento di grande difficoltà recuperare alcune certezze per un gruppo rimasto in gran parte lo stesso può essere un’idea da non sottovalutare.

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