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Cois: “Bati e Rui, incredibile non aver vinto uno scudetto con una squadra così. Firenze mi ha rubato il cuore”

Le parole dell’ex centrocampista della Fiorentina, dal ritiro a soli 31 anni ai ricordi in viola: “Cecchi Gori stravedeva per me”

Su Sportweek, settimanale della Gazzetta dello Sport, intervista a Sandro Cois, ex centrocampista della Fiorentina. Oggi a 52 anni compra, vende e ristruttura case, la maggior parte in Toscana: «L’idea è nata dalla passione di prendere ruderi e trasformarli in appartamenti. Mi è sempre piaciuto, fin dai tempi in cui facevo il calciatore. Già prima di chiudere la carriera avevo iniziato ad interessarmene più seriamente, poi diciamo che… mi è presa la mano. Seguo tutto, curo i dettagli e mi appassiona anche andare in cantiere. Mi diverto molto pure ad arredare, ho iniziato con casa mia».

CON IL CALCIO. «Subito dopo il mio ritiro ho avuto bisogno di staccare. Ho smesso per un’ernia cervicale, è stato molto duro. Soprattutto perché avevo solo 31 anni. Ma non stavo in piedi, faticavo anche a camminare. Quindi quando decisi di dire basta, smisi anche di guardarlo per un po’». Poi, la scintilla è scattata di nuovo col passare degli anni. «Grazie a mio figlio, portavo a giocare lui e mi è scattato qualcosa. Ora mi piacerebbe allenare, magari ricominciando dai ragazzi come ho fatto prima con il Margine Coperta e con l’Under 17 del Pisa. Ho avuto il figlio di Buffon, Louis Thomas, e vi assicuro che è veramente bravo».

PASSATO. «Ho tante storie che porto nel cuore, alcune anche amare. Ero in campo il giorno della “sedia di Mondonico”, in cui ci rubarono una finale di Coppa Uefa con un arbitraggio vergognoso. Il mister alzò la sedia in segno di protesta, come a dire “ora vengo a tirartela”. Ma aveva ragione, fu uno scandalo».

VIOLA. Quando nomini la Fiorentina gli cambia lo sguardo. Si blocca un attimo, come se volesse fermare i ricordi e riviverli. «Wow, sono davvero momenti che porto nel cuore. Cecchi Gori stravedeva per me, disse di no a Inter e Juventus pur di tenermi. E poi la vittoria a Wembley, con Rui Costa e Batigol. Anche se, per me, quello che calciava meglio di tutti era Enrico Chiesa. Con una squadra così è incredibile non aver vinto uno scudetto».

’99. Resta il rammarico per quello del 1999. «È la stagione in cui Edmundo partì per il Carnevale, lasciandoci per due mesi. A gennaio eravamo primi in classifica. Poi Batistuta si infortunò e lui andò in Brasile per tutto l’inverno. Con la Fiorentina ho vinto una Supercoppa nel 1996 e due Coppe Italia nel 1995 e nel 2001. L’ultima con Roberto Mancini allenatore. Firenze mi ha rubato il cuore ed è diventata la mia città». Ancora oggi vive qui, fa avanti e indietro col resto della provincia, vedendo e scovando case da prendere e ristrutturare.

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