Per crescere e alzare l’asticella degli obiettivi la Fiorentina non può limitarsi solo a chi è retrocesso coi propri club. Centravanti da non sbagliare
È ormai giunto il momento di buttarsi alle spalle quanto accaduto nelle due finali perse per la Fiorentina. La ciliegina non è arrivata, amen. Si riparte, con la consapevolezza che società, tecnico e gran parte della rosa abbiano metabolizzato il modo di affrontare una stagione col triplice impegno. Se la stessa rosa ripartisse oggi dovendo sostenere gli stessi impegni, al netto delle più o meno gravi assenze, probabilmente farebbe molti più punti di quelli fatti a inizio stagione scorsa, passerebbe prima nel girone di Conference e via discorrendo. Il fatto che, pur dovendo disputare due finali, a ridosso delle stesse la Fiorentina abbia riacciuffato anche l’ottavo posto è un chiaro segnale. In una parola, crescita.
ASTICELLA. Per ripetere quanto fatto quest’quest’anno, possibilmente migliorando l’esito finale e cercando di fare uno step in classifica in campionato, serve alzare l’asticella. La conferma di Italiano è un’ottima notizia, perché garantisce continuità e ambizione. Con Amrabat che uscirà, assieme sicuramente a Igor e vedremo chi altri, la missione che attende adesso la Fiorentina è quella di rinforzare la rosa, non solo sostituire i partenti. Serve un difensore centrale forte, che possa lottarsi una maglia da titolare e che, possibilmente, sia mancino di piede, veloce ma anche forte fisicamente e tecnicamente in grado di impostare il gioco. Serve anche un centrocampista che prenda il posto di Amrabat, magari che sia anche meglio nell’impostazione pur garantendo interdizione e schermo alla difesa. Fin qui la sostituzione, ma per l’accrescimento della forza della Fiorentina, se davvero c’è la voglia di alzare la proverbiale asticella, non ci si può limitare ai vari Nzola, Sabiri o altri calciatori retrocessi coi rispettivi club. Non che sia un’equazione matematica. Basti ricordare gli arrivi di Gonzalo Rodriguez e Borja Valero, presi da un Villarreal retrocesso dalla Liga. Ma, allo stesso tempo, avrebbero più il sapore dell’occasione di mercato che del rinforzo che possa far fare un salto di qualità alla Fiorentina.
CENTRAVANTI. La domanda ha accompagnato tutta la stagione: Jovic o Cabral, Cabral o Jovic? Alla fine, se si guarda solo ai numeri, il brasiliano e il serbo hanno segnato 30 gol complessivi, quasi mai giocando assieme ma sempre o uno o l’altro. Numeri, dunque, da buon centravanti, ma nessuno dei due ha veramente convinto. Almeno il brasiliano è andato in crescendo, a differenza dell’ex Real Madrid. In tal senso è stato bravo italiano a gestirli, ritrovandosi entrambi almeno in condizione di poter giocare nel finale di stagione, senza aver abbandonato nel dimenticatoio nessuno nei due. La domanda, però, è di attualità: la Fiorentina può ripartire da due incertezze? Ha senso ricominciare coi soliti interrogativi? A maggior ragione se si considera il ruolo che occupano, che nel calcio fa la differenza. Ecco perché potrebbe essere la cosa migliore lasciar partire almeno uno dei due, se non tutti e due.
COROLLARIO. Molto, logicamente, passerà dal calendario che si troverà a dover sostenere la Fiorentina. Se sarà Europa, come visto quest’anno, dovrà essere allestita una rosa che preveda rincalzi di qualità per non dover spremere sempre gli stessi e non buttare via punti preziosi. Abbiamo visto il cambio di passo che i vari Dodo, Castrovilli e Gonzalez su tutti hanno fatto fare alla Fiorentina quando ci sono stati nella seconda parte di stagione, mentre altri, se dosati, hanno fatto la differenza come Bonaventura o Saponara. Nel dubbio, un buon portiere che dia un’idea di futuro (Carnesecchi, ad esempio) potrebbe essere una buona idea, così come un vice Dodo che abbia già esperienze in Serie A piuttosto che il giovane Pierozzi. Molto, però, dipenderà dal nove. Quella casella del campo sarà fondamentale.
Di
Gianluca Bigiotti