La figlia di Mondonico a quasi due anni dalla scomparsa di Emiliano: “Ha dedicato gli ultimi 20 anni della sua vita a chi era in difficoltà”.
«Domenica prossima saranno due anni che papà se n’è andato. Ogni giorno mi manca sempre di più, fisicamente. Ma resta ugualmente dentro di tutti noi. Sento la sua voce nel cuore: e a maggior ragione in momenti tanto tragici, sento anche che mi sta trasmettendo tutta la sua energia». Parla così Clara Mondonico, figlia di Emiliano, a Tuttosport.
PER GLI ALTRI. «Papà per vent’anni, gli ultimi della sua vita, ha dedicato tempo, spirito e possibilità economiche per aiutare tanti ex tossicodipendenti, ex alcolisti. Radunati dai volontari dell’Approdo, l’associazione benefica qui di Rivolta che soccorre persone in gravi difficoltà. E le aiuta a reinserirsi nella società. E dopo che mio padre scoprì di avere un tumore, cioè dal 2011, aumentò persino l’impegno. Dopo le operazioni chirurgiche, durante la degenza in ospedale, mi diceva: “Non vedo l’ora di tornare in mezzo a loro, hanno bisogno di me”. Fare del bene aiutava anche lui. Mi ripeteva: “La soddisfazione che provo quando mi dicono grazie è un’emozione unica che mi riempie il cuore”. E mio padre svolgeva attività di volontariato anche presso il carcere minorile di Milano».
MOURINHO. «Ieri ho visto il video e le foto di Mourinho che in Inghilterra si sta dando da fare per occuparsi anche lui degli anziani soli e poveri, consegnando a domicilio cibo e medicine. Un bel messaggio per tutti. Papà, oggi, rispetterebbe in modo ferreo le disposizioni governative: non uscire di casa, in primo luogo. Mio padre rispettava sempre le regole. Ma se oggi fosse ancora qui, si sarebbe anche già messo in contatto con le istituzioni per cercare di dare pure lui una mano, in qualche modo, alle persone più bisognose e sfortunate. Si sarebbe offerto lui per primo, senza bisogno di essere chiamato».
DIFFICOLTA’.«Mi diceva spesso: “Le difficoltà, le disgrazie che ti cadono sulla testa ti spingono a pensare di più agli altri. E a comprendere meglio i veri valori della vita”. Era felice di spendersi per il prossimo. Ricordo una volta che mi disse, dopo lunghe giornate dedicate al volontariato: “Sai, Clara, la sera vado a letto sereno non per via di ciò che ho, ma per quello che ho fatto per gli altri”. E io adesso spero che tutti noi, tutti noi a questo mondo, sapremo diventare migliori nello spirito, nelle azioni e nelle scelte, pensando già anche a quello che verrà dopo: dopo che saremo usciti da questa tragedia del coronavirus».
AI GIOCATORI. «Papà mi ripeteva, quando ero bambina: “Non sprecare tempo ed energie per nulla, perché così facendo tagli e butti via un pezzo di te stessa”. Se posso dire una cosa a tutti i giocatori, visto che io fin da ragazzina restando vicina a papà ero al fianco dei suoi calciatori, ebbene: li invito a diffondere sempre più, come molti già stanno facendo, soltanto buoni messaggi sui social, visto quanto possono influenzare migliaia e migliaia di tifosi, e ad aiutare gli ospedali facendo e promuovendo donazioni, dato che loro hanno anche grandi disponibilità economiche. Non è necessario indossare un camice da medico per aiutare il prossimo».
Di
Redazione LaViola.it