Il tecnico difende la squadra, ma rimanere imbattuto per 5 gare non allevia la ‘pareggite’. E tanti tifosi criticano per il momento di mediocrità. Contro i bianconeri nuovo spartiacque.
No, non va tutto bene. No, un fiorentino non può prendere come normale uno 0-0 a Bologna contro una squadra a dir poco in difficoltà, non può prendere come positivi cinque pareggi di fila perché rimasti imbattuti per altrettante partite, non può andar bene il 9° posto (con Atalanta e Torino), i 18 punti in 13 partite (1 in più di un anno fa, l’anno di transizione), i 4 gol fatti e 5 subiti in 6 partite. Non è certo tutto da buttare e non c’è da fare catastrofismi, perché comunque la sensazione è che a questa squadra basti poco per tornare a vincere (ma non un dettaglio, ovvero il gol), ma in ogni caso non si può neanche pensare che la situazione attuale, che sa tanto di mediocrità, possa scivolare via liscia, senza malumori.
CONCETTO CHE FA DISCUTERE. “Oggi non mi va bene sentire parlare di Fiorentina in crisi”, ha detto Pioli a caldo a Bologna. “Difficile creare più di 8 occasioni da gol su ogni campo, in Italia. Abbiamo giocato a calcio, giocato bene e dato tutto. Arriverà la vittoria, non vinciamo da 6 partite, ma sono anche 5 partite che non perdiamo. Senza vittoria si crea qualche ansia in più, è normale per ragazzi giovani che ci mettono sempre tutto. So che per un attaccante non segnare è dura, ma io ho la loro fiducia. Non vedo atteggiamenti o comportamenti egoistici, ma mancanza di lucidità”. Parole che hanno fatto storcere il naso a molti.
Perché 5 punti in 6 partite, hanno sottolineato in diversi, equivalgono, a livello di punti, a una vittoria, due pareggi e tre sconfitte, in altrettante gare. E comunque portano una media di 0,83 punti a gara (tra l’altro, solo la Roma tra le ultime cinque avversarie – oltre a Cagliari, Torino, Frosinone e Bologna – è sulla carta superiore ai viola, e quattro punti sono stati persi contro le ultime due in classifica). Insomma, abbastanza poco. Un concetto che non fa alzare l’asticella alle presunte ambizioni della squadra. E che ancora una volta porta poco brio ai tifosi.
CRITICHE. Già, perché da contraltare alle parole di Pioli, confermate anche da Milenkovic e Pezzella (sul fatto di essere rimasti imbattuti nelle ultime gare, e di aver perso solo tre volte in tredici partite), c’è l’umore della piazza. Tanti tifosi criticano Pioli per le sue scelte di campo e non solo, per una squadra che non ha gioco, per la poca qualità, ma anche per le dichiarazioni soft dopo il pokerissimo di pareggi. Oltre che per l’appoggio ad una società che, evidentemente, oltre a fissare come obiettivo il 7° posto, non ha ad oggi garantito una rosa adeguata per accendere la piazza. Per riportare a Firenze quel clima di positività che era stato auspicato qualche mese fa.
TANTI SINGOLI NON INCIDONO. Le responsabilità, in ogni caso, non sono certo solo del tecnico. Che ha la sua fetta, ma da dividere ampiamente con la società (che ha portato diversi giocatori che non hanno inciso), con la proprietà (che ha mantenuto il proprio ‘credo’ di autofinanziamento, portando ad un mercato estivo ‘creativo’) e con i giocatori stessi. Già, perché alla fine a prendere le decisioni sbagliate in campo sono loro, a sbagliare i gol sono loro, a sbagliare i controlli davanti al portiere sono loro. E allora, lecita e comprensibile la scelta di Pioli di difendere la squadra in un momento un po’ così (la forza di un gruppo spesso nasce da un patto di spogliatoio ‘contro tutti’), ma gli stessi giocatori sono i protagonisti delle sei partite senza vittorie. Tanti titolari stanno faticando e non rispettando le attese (Gerson, Pjaca, Simeone, anche Biraghi ha frenato la sua crescita), le riserve non incidono (Mirallas, Eysseric, Edimilson, Dabo, né gli altri che sono stati poco o mai utilizzati). E nessuno dei subentrati è fin qui riuscito a cambiare le partite (la Fiorentina è l’unica squadra con Chievo e Genoa che non ha mai segnato con giocatori entrati dalla panchina).
PER LA MAGLIA. “Il nostro futuro è già partito, con un’idea precisa e se vogliamo anche molto coraggiosa. E l’abbiamo fatto partendo da un nuovo ciclo, con la squadra più giovane d’Europa. Tutto questo sapendo che noi partiamo con un handicap rispetto ad altre squadre, a livello economico. La nostra è un’idea giusta per essere protagonisti del futuro. Devo anche sottolineare che è stata ben accettata dai nostri tifosi, lo dimostra il record di pubblico nelle nostre prime sei gare al Franchi”, aveva detto Corvino nei giorni scorsi. Altre parole che avevano scatenato commenti infuocati da parte dei tifosi. Un Franchi spesso oltre le 30 mila presenze non proprio per il valore della squadra e del ‘progetto’, ma per amore per la maglia, hanno sottolineato in molti. Così come per la Juve, quando ci potrebbero essere circa 35 mila persone.
REAZIONE. Atto di fede in una partita speciale. Occasione giusta per accendere una scintilla, da Pjaca (se recupererà) a Simeone, da Gerson a Chiesa. Perché la storia insegna, questa è una partita che può cambiare diversi scenari. La realtà però parla di una Juve quasi imbattibile, da record, con 12 vittorie in 13 partite: che ambiente ci sarà sabato al Franchi? Potrebbe esserci anche Andrea Della Valle, ci saranno sicuramente tanti tifosi delusi dal momento attuale. E qualche malumore e contestazione a suon di fischi e cori potrebbe riemergere, specie in caso di risultato negativo. Una settimana che può essere importante, per il presente e per il futuro. La Juve come spartiacque, nel bene o nel male.
Di
Marco Pecorini