Rassegna Stampa

Choe torna viola? “Il nordcoreano va reintegrato”

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La saga del primo nordcoreano del calcio italiano si arricchisce di un nuovo capitolo: il 18enne Song Hyok Choe, tesserato a febbraio dalla Fiorentina e svincolato a luglio, ha un contratto valido con il club viola. Che negli ultimi mesi ha cambiato direttore generale, e preso un’altra mezza dozzina di stranieri di quell’età, uno proprio nel ruolo del ragazzo, in questi giorni a Pyongyang con la nazionale Under 20: quando tornerà in Italia chiederà il reintegro, forte di un pronunciamento in suo favore del tribunale Federale Nazionale della Figc, sezione tesseramenti.

La storia comincia nel 2015, quando la nazionale Under 17 nordcoreana si qualifica per il Mondiale di categoria, e il regime decide di mandare i giocatori a fare un lungo ritiro in Italia, con una serie di amichevoli. La Fiorentina ne gioca una, chiama in prova il numero 10 e decide di tesserarlo: iter interminabile, concluso a marzo con l’esordio in Primavera. Gioca pochissimo, appena 4 spezzoni, sufficienti a sollevare l’interessamento di due deputati Pd, che vogliono sapere se è vero che il regime nordcoreano – liberticida e sotto embargo internazionale – requisisca gli stipendi dei pochi autorizzati a lavorare all’estero, e presentano un’interrogazione parlamentare (rimasta senza risposta). Il club non vuole essere associato in alcun modo a una dittatura e Pantaleo Corvino, subentrato nel frattempo, non sembra molto interessato al potenziale del ragazzo, che viene svincolato, con la procedura riservata a quelli che non hanno un contratto professionistico.

Il calciatore ha fatto ricorso, sostenendo che il contratto in realtà ci fosse. «Lo avevano firmato, ma il club non lo ha depositato – spiega l’avvocato Fabio Giotti, che ha seguito il caso insieme a Gianluca Dominici – dopo lo svincolo lo abbiamo fatto noi. E la Federcalcio ci ha dato ragione, riconoscendone la validità. Appena il ragazzo tornerà dagli impegni con la nazionale chiederemo stipendi arretrati e reintegro in squadra». La storia continua…

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