Il talento viola ricorda il ‘Capitano’ e i consigli che gli dava. Per la sua bravura sa di avere un costo del cartellino molto alto ma questo non lo condiziona
Lunga intervista a Federico Chiesa su SportWeek della Gazzetta dello Sport. Molti i temi affrontati dal talento viola, dal presente al suo futuro, dalla nazionale alla famiglia, senza mai dimenticare Davide Astori.
Per te è stato un gennaio incredibile: nei momenti più belli, quelli dopo i gol, ti sei sempre ricordato di Davide Astori, quel numero 13 mostrato al mondo e puntato verso il cielo. Siete tornati a Udine ed è passato quasi un anno da quel la morte assurda. Se avessi la possibilità di dirgli qualcosa che ti è rimasto in gola, una sola, quale sarebbe?
Il ragazzo riflette, non vuole buttare via questa occasione, sprecarla calciando alto. E non la sciupa: cerca e trova le parole. «Direi, sai Davide quando in ritiro venivi da me per darmi consigli? Mi ripetevi: “Fede, a volte una giocata semplice, persino banale, può essere la soluzione migliore per la squadra. Segnare un bel gol e dribblare sono gesti importanti, ma puoi essere decisivo anche con un normale passaggio. Il calcio è un gioco di squadra, non di solisti”. Ecco, io ascoltavo e restavo in silenzio. Capitano, ti volevo solo dire: avevi ragione».
Settantacinque milioni di euro. Non ti pesa questa montagna di soldi che hai sulle spalle?
«Fa un certo effetto se uno si mette lì a pensarci. Il segreto è proprio questo: non me ne curo, penso solo a fare bene in campo, a migliorarmi, dando maggiore continuità alla mia prestazione nell’arco della partita. Insomma, il valore del cartellino non mi riguarda».
Riguarda però la Fiorentina e club importanti, Juventus in primis, che ti vorrebbero. Ti senti di promettere ai tifosi che diventerai una bandiera viola come Antognoni?
«Non sono nessuno al cospetto di Antognoni: lui ha lasciato un segno indelebile nello sport italiano, io sono solo al terzo campionato da professionista. Diventare una bandiera? Non lo so, credo che nel calcio attuale sia complicato. Sono uomo mercato? Può essere, nel caso sarà la Fiorentina a valutare le richieste: io penso alla prossima partita contro il Napoli».
Non è il momento di pensare un po’ più in grande? Può la Fiorentina immaginare in futuro di diventare il Leicester d’Italia?
«Quella è stata una favola a lieto fine, ma in Inghilterra è più semplice. Da noi è diverso e credo sia inutile prendere in giro i tifosi: la Juve a un gruppo già stellare ha aggiunto Cristiano Ronaldo, il numero uno».
Lo consideri più forte di Messi?
«Come qualità tecnica e colpi di classe pura, probabilmente no. Ma CR7compensa con una professionalità che non ha eguali, ha il fuoco dentro, lo vedi come prepara la gara. E infonde sicurezza nei compagni. Devo essere onesto: è il modello da seguire».
A proposito, un certo Roby Baggio circa 30 anni fa con la maglia viola incantò il San Paolo e Maradona…
«Certo, partì palla al piede dalla sua metà campo, scartò tutti, portiere compreso, poi segnò a porta vuota. Pagherei per ripetere una prodezza simile, ma anche qui: è sbagliato paragonarmi a Baggio. Mi basterebbe vincere contro il Napoli, anche senza segnare».
Di
Redazione LaViola.it