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Chiesa conquista l’Italia: dagli studi al lavoro. Stravede per Sanè, Di Maria e Kakà
Bel ritratto di Federico Chiesa sulla Gazzetta Dello Sport: parla come gioca: sembra accartocciarsi un po’ su se stesso, tipo quando si ingobbisce prima di rendersi una cosa sola con la palla e partire come una furia per andare a cercare dove far male, dalle parti della porta avversaria. È una forma di autoprotezione che gli ha insegnato suo padre, che del calcio ha conosciuto e mantenuto segreti («Un giorno gli chiesi come faceva a tirare così e mi rispose “È una cosa mia”», ha raccontato Fede) e del calcio di oggi conosce le trappole.
Ma non solo per questo Enrico è stato e continua ad essere un punto di riferimento assoluto, per suo figlio. Che da bambino metteva la maglia di papà «perché volevo essere come lui» e oggi ne ascolta i consigli di vita almeno quanto quelli di calcio. Così a vent’anni parla l’inglese come l’italiano dopo aver studiato all’International school of Florence, ha scelto l’università di Scienze motorie e ha appena dato l’esame di Anatomia: se avesse ascoltato l’istinto si sarebbe iscritto a Fisica, ma non sarebbe stato facile mettere d’accordo gli studi con il calcio. Il resto papà Enrico gliel’ha già trasmesso per dna se è vero che Fede spiega di «volere molto bene al pallone», ammettendo di tenerlo fra i piedi un po’ troppo, a volte. E dev’essere un dna molto forte se è vero che suo fratello Lorenzo, 14 anni, «tecnicamente è più forte di me».
Federico non è nato pronto: solo due anni fa, e sembra passata una vita, fu escluso all’ultimo taglio dall’Europeo Under 19. Vanoli ci pensò a lungo, si consultò anche con Di Biagio, poi gli preferì Minelli, che nella Primavera viola segnava più di lui: tempo un paio di mesi, Chiesa avrebbe esordito in Serie A e l’altro si sarebbe intristito nell’Albinoleffe. Federico poteva montarsi la testa e invece è rimasto lo stesso: nel tempo ha cambiato solo idoli calcistici – adorava Kakà e Di Maria, oggi stravede per Sané del City – per il resto continua a non avere tatuaggi, a trascurare i social, a voler bene a Caterina, la sua fidanzata da un paio di anni. A non avere rimpianti tranne uno, di questi giorni: non aver potuto passare un po’ più di tempo, in questo suo primo ritiro con la Nazionale, con Giorgio Chiellini, che il giorno del suo debutto in A (Juve-Fiorentina) al momento dello scambio delle maglie gli diede la sua senza volere nulla in cambio: «La tua tienila: ti ricorderà per sempre questo giorno». Se fra Manchester e Londra avrà di nuovo addosso una maglia speciale, stavolta Fede non avrà bisogno del suggerimento di nessuno.