Rassegna Stampa

Chiarugi: “Firenze e Commisso meritano un trofeo. Italiano eccezionale”

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Il grande ex viola ha parlato della squadra di Italiano che questa sera si giocherà la finale di Coppa Italia a Roma

Il feeling con la Coppa Italia è sempre stato piuttosto speciale, più o meno come quello con la maglia della Fiorentina. Luciano Chiarugi ne ha vinte quattro, in tre ruoli diversi. La prima da calciatore della Fiorentina, nella stagione 1965-66. La seconda con la maglia del Milan, nel 1972-73. Si legge su La Gazzetta dello Sport.

Poi, una volta smesso di giocare, sono arrivate le soddisfazioni da allenatore, prima alla guida della Primavera e poi da vice di Roberto Mancini in prima squadra, in quello che resta ancora oggi l’ultimo trofeo vinto dalla Fiorentina. «Quella era una squadra fantastica, piena di campioni — ricorda Chiarugi, indimenticabile protagonista dell’ultimo scudetto vinto dalla Fiorentina nel 1968-69 —, però anche questa di Italiano ha molta qualità: Firenze merita di rialzare un trofeo dopo tanti anni. E lo merita soprattutto il presidente Commisso».

E allora partiamo da stasera: che partita si aspetta?
«Sarà una sfida difficilissima. L’Inter è una squadra molto quadrata ed equilibrata, sa stare bene in campo e ultimamente ha ritrovato anche un’ottima condizione fisica. Ha una rosa profonda e di valore assoluto, non a caso anche in Europa è riuscita ad arrivare in finale».

Quindi Inzaghi è favorito?
«Beh, sulla carta sì. Ma io dico che stavolta è cinquanta e cinquanta. Anche Italiano ha tante soluzioni e può pescare dalla panchina giocatori che sanno cambiare l’inerzia della gara. Sa, qui in città le aspettative sono alte. E poi in una partita secca possono incidere tante cose e non sempre vince la più forte. La fortuna può essere un fattore decisivo: se trovi l’episodio a favore… Quindi dico che l’Inter è molto forte, ma la Fiorentina ha tutto per farsi rispettare e temere».

Del resto, in campionato siamo in parità. Una vittoria a testa, entrambe in trasferta. E il successo dell’Inter a Firenze è arrivato in coda, per un gol rocambolesco di Mkhitaryan.
«Esatto. E questo conferma che è tutto in bilico. Psicologicamente, forse, il fatto di aver sempre messo in difficoltà l’Inter va un po’ contro la Viola, perché di sicuro i nerazzurri non sbaglieranno l’approccio alla gara. Avranno rispetto per una squadra che è andata a vincere al Meazza si recente. Ma il calcio è bello anche per questo, può sempre succedere di tutto. E la Fiorentina ha la mentalità giusta per fare il colpo».

Merito di Italiano?
«Il lavoro del mister nelle coppe è stato eccezionale. Vero, magari in Conference non ha affrontato squadre blasonate ma poi per arrivare in fondo devi avere testa e qualità. È riuscito a coinvolgere tutti i giocatori in questo progetto, a volte non si capisce chi sia il titolare perché chiunque giochi dal 1’ dà un grande contributo. Aver raggiunto due finali è anche un premio al lavoro della società: questa Fiorentina è una squadra bella e tosta e ha un’ottima base per il futuro».

Chi sarà l’uomo decisivo?
«Il collettivo fa sempre la differenza, sembra una frase fatta ma è così. Vedremo più che altro se la testa saprà reggere la pressione di una partita così importante. Ecco, l’Inter su questo ha molta più esperienza».

Veniamo ai suoi successi. Che ricordo ha della Coppa vinta da giocatore?
«Ero un ragazzino, vincemmo a Roma contro il Catanzaro che era inferiore a noi per valori assoluti ma giocò decisamente meglio e ci mise in grossa difficoltà. Alla fine, però, nell’albo d’oro finimmo noi. Vede, nulla è scontato».

Poi arrivò il successo da viceallenatore, con Mancini tecnico, nel 2001.
«Roberto fu bravissimo a entrare in punta di piedi in quello spogliatoio: quella squadra aveva enormi potenzialità ma Mancini fu bravo a gestire la serenità del gruppo entrando in corsa e cercando di lavorare soprattutto sulla testa. Fu una vittoria meritata, per un gruppo di campioni eccezionali: avevamo Rui Costa, Enrico Chiesa, Nuno Gomes, Di Livio, Adani, Toldo. Qualità e personalità da vendere…».

Vincere la Coppa Italia cambia anche lo status di un giocatore?
«Certamente, aumenta il valore di tutti, dà nuovo prestigio al club. E poi ti garantisce un altro anno in Europa, con la possibilità di raggiungere altri traguardi importanti e giocare partite internazionali prestigiose».

Cosa direbbe alla squadra per caricarla stasera?
«Che deve crederci, assolutamente. È arrivato il momento di aggiornare i libri di storia».

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