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Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza. E la programmazione resta in stand by

Giampaolo, Sarri, Pioli, Spalletti, Semplici, Di Francesco, Jardim, Gasperini, Juric, Prandelli, Donadoni, Maran. La lista del toto allenatore ogni giorno vede cambiare il borsino del post Sousa. Ma da questa rosa di candidati difficilmente si riesce ad uscire. Un giorno sale uno, un giorno sale l’altro. Con le mille variabili che ogni nome porta con se. Dai rapporti societari alle clausole, dall’ambizione all’essere più o meno aziendalisti, fino alla tattica. Perché se è vero che Di Francesco gioca col 4-3-3 è altrettanto vero che la Fiorentina ha investito pesantemente su Riccardo Saponara per il quale nel 2018 la società viola dovrà sborsare quasi 8 milioni. E con Di Francesco non troverebbe facile collocazione. Almeno sulla carta. Proprio l’arrivo del trequartista ex Empoli portava a far pensare ad un arrivo di Giampaolo. Sul quale molto si è vociferato. Forse anche troppo. Tanto che tutte le parti in causa sponda Samp, Giampaolo compreso, si sono affrettati ad annunciare un prolungamento e rinnovo di contratto che presto diventerà ufficiale con il Doria. Di Francesco ha anche una clausola nel proprio contratto. E’ vero che il Sassuolo considera alla pari del suo allenatore finito un ciclo che ha portato i neroverdi di Squinzi in Europa, ma è altrettanto vero che dovrebbe essere forte la volontà del mister pescarese di separarsi dal Sassuolo. Tra Squinzi e Della Valle, infatti, a livello industriale non corre ottimo sangue. E favori, vista la clausola che comunque Di Francesco ha nel suo contratto, non ne sono previsti con la Fiorentina all’orizzonte.

Prandelli resta una suggestione. Anche perchè i rapporti con i Dv in fase di separazione sono stati pessimi. Eccoci allora a Maran. Il più yes man di tutti, insieme a Donadoni. Capaci di fare annate tranquille con alti e bassi in provincia ma con poco successo in panchine big per Donadoni, e 0 esperienza per Maran. Entrambi scaldano pochissimo. Ma sicuramente sarebbero i più contenti di venire a Firenze, indipendentemente da chi ci sarà in rosa o con quali caratteristiche. Entrambi, infatti, hanno sempre dimostrato di saper fare bene le omelette con le uova che avevano a disposizione. Semplici è un’ipotesi più futura che immediata. Le referenze sono ottime. Il cammino che sta facendo a Ferrara è straordinario. Ma è ancora immaturo per sedersi in panchina al Franchi. (Almeno questo è ciò che pensa la società gigliata). E’ un cuore viola, e prima o poi è molto probabile che arrivi ad allenare la squadra della sua città dopo aver fatto benissimo nelle giovanili. Jardim è ormai inarrivabile dopo l’annata fantastica al Monaco. E Jardim vorrebbe dire Jorge Mendes, che nel gioco dei rapporti internazionali mal si sposa con Fali Ramadani. Che sappiamo bene avere una corsia preferenziale con una parte di società viola. Sarri è il vero sogno di Corvino. Ma difficilmente De Laurentiis lo lascerà partire senza il pagamento della clausola di 8 milioni che lega Sarri al club azzurro. E se dovesse essere rottura a fine stagione tra il tecnico toscano ed il presidente del Napoli si potrebbe scatenare un cataclisma in Campania. Sarri è amatissimo dai suoi tifosi, e mettersi contro tutto il popolo azzurro poco conviene a DeLa. il rapporto tra il patron azzurro e i Della Valle, tuttavia, è ottimo. Sullo sfondo Spalletti. Il divorzio con la Roma resta probabile nonostante la cena con idea rinnovo di qualche giorno fa. Ma se non è venuto a Firenze quando era libero dallo Zenit, perché dovrebbe venirci adesso? Nonostante il colore viola sia il suo preferito, Spalletti ha sempre dimostrato di avere ambizioni altissime. Soprattutto a livello economico. Ed in tempo di fair play finanziario, immaginarselo seduto in panchina al Franchi è cosa ardua. Juric e Oddo si sono bruciati con l’annata disastrosa tra Genoa e Pescara. E non sono piste percorribili adesso. Se non come ripieghi. Gasperini è un nome buono, visto che quanto fatto a Bergamo sarà difficilmente ripetibile ed il tecnico nerazzurro potrebbe lasciare la panchina della Dea. Ma con Corvino non c’è un grande rapporto. E poi c’è Pioli. Il solo nome che pare mettere d’accordo dirigenza e tifoseria. Ma tutto dipenderà dall’Inter. In un puzzle che potrebbe muovere prima tantissime pedine. Da Conte, a Emery, passando per Guardiola ed Allegri. Intanto, il toto allenatore continua. E chissà per quanto andrà avanti. Come dire, chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza. E la programmazione resta in stand by. Nonostante l’estate caldissima che vedrà Corvino fare gli straordinari con una rosa da rifare quasi in toto.

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