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Chi è Marcelino: il 4-4-2, la Champions, i premi e le liti con società e giocatori

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55 anni, ha riportato il Villarreal in Europa League e il Valencia in Champions, vincendo una Coppa del Re. Il suo calcio fa scuola, ma non sempre i rapporti sono stati idilliaci

E’ Marcelino García Toral, 55 anni tra due settimane, il possibile outsider per la panchina della Fiorentina. Spagnolo, ex centrocampista, si ritira a soli 28 anni per colpa di un infortunio al ginocchio, iniziando molto presto la carriera da allenatore. Dopo aver portato il Lealtad dalla Tercera División in Segunda B, nel 2005 passa al Recreativo Huelva, con altra promozione stavolta nella Liga. Qui, alla prima panchina nel massimo campionato spagnolo, porta la squadra all’8° posto, vincendo il Trofeo Miguel Muñoz come miglior allenatore del campionato.

GLI INIZI. Nel 2007 passa al Racing Santander, dove porta la squadra al 6° posto (con qualificazione Uefa) e alle semifinali di Coppa del Re: due risultati storici per il club. L’anno successivo passa al Saragozza, in Segunda Division, riportando subito il club nella Liga e vincendo un altro Trofeo Muñoz. L’anno successivo, però, viene esonerato con il club a rischio retrocessione (a fine anno comunque si salverà), mentre nel 2011 torna per pochi mesi al Racing portandolo alla salvezza.

SIVIGLIA E VILLARREAL. Il suo calcio, nel frattempo, non passa inosservato in Spagna: approda così al Siviglia, ma viene esonerato a febbraio dopo alcuni risultati negativi. A gennaio 2013 riparte così dal Villarreal, dove ricomincia la sua scalata: prende la squadra in corsa in Segunda e la conduce alla promozione in Liga, l’anno successivo arriva al 6° posto e riporta il club in Europa League. Piazzamento ripetuto anche nel 2014/2015, quando arriva anche fino alle semifinali di Coppa del Re (e viene eliminato dal Barcellona) e agli ottavi di Europa League (eliminato dal Siviglia che poi vincerà la coppa). L’anno successivo fa ancora meglio: 4° posto in campionato (mantenuto con continuità per tutta la stagione) e semifinali di Europa League, dove viene eliminato dal Liverpool dopo aver superato anche il Napoli ai sedicesimi.

LITE E VALENCIA. Ad inizio agosto 2016, però, la bufera a pochi giorni dal preliminare di Champions contro il Monaco: una forte lite con Musacchio (si racconta che tra i due si sia arrivati anche alle mani) porta alle dimissioni del tecnico, con lo spogliatoio che si schiera a favore del capitano del Sottomarino Giallo. Resta così fermo un anno, prima di approdare ad Valencia in cerca di stabilità dopo un’annata complicata. Al Mestalla altre due stagioni super: 4° posto in campionato (dopo aver toccato anche 2° e 3° posto durante la stagione) e semifinale di Coppa del Re (fuori con il Barcellona) nel 2017/2018, altro 4° posto (stavolta di rincorsa) in Liga, semifinale di Europa League (fuori con l’Arsenal, dopo aver fatto 4 punti contro il Manchester United nei gironi di Champions) e soprattutto la vittoria della Coppa del Re contro il Barcellona nel 2018/2019.

ALTRA ROTTURA. Un successo, quello del titolo che al Valencia mancava da 11 anni, che secondo Marcelino ha poi portato alla rottura con il presidente del club, Peter Lim. “Sono assolutamente sicuro che il fattore scatenante di questa situazione sia stata la Coppa del Re”, disse il tecnico dopo il licenziamento a sorpresa a settembre scorso. “Durante la stagione, abbiamo ricevuto messaggi diretti e indiretti che dovevamo scartare la Coppa. Non mi hanno detto perché, solo che era un torneo minore e non potevamo mettere a rischio l’obiettivo principale (cioè la qualificazione in Champions). Ma i tifosi ci credevano, i giocatori e lo staff anche, avevano la convinzione di vincere la Coppa. Il proprietario non ci ha fatto i complimenti dopo la vittoria, si è congratulato per la Champions ma non per il titolo”.

IL SUO 4-4-2. Proprio i forti dissapori con la proprietà del Valencia, dettati anche dalle scelte di mercato, portano quindi all’ultima rottura non certo serenissima del tecnico spagnolo. Un allenatore che negli anni ha ‘fatto scuola’: il suo 4-4-2, infatti, è oggetto di studio di tecnici e tattici in Spagna e non solo. Prima di Valencia e Villarreal aveva utilizzato anche il 4-2-3-1 e il 4-3-3, moduli che in alcune occasioni ha anche riproposto negli ultimi anni. Ma è con il suo 4-4-2 compatto, di impronta ‘sacchiana’ (come viene definito da più parti), con il mantenimento delle linee ma anche movimenti fluidi, sovrapposizioni, controllo dello spazio, tanta corsa e rapidità di verticalizzazione, che Marcelino si è imposto all’attenzione europea. Con una media punti niente male: 1,79 al Valencia, 1,73 al Villarreal ma 1,33 al Siviglia (per fare dei confronti, Prandelli faceva 1,71 ai tempi viola, e il primo Montella 1,80, Sousa 1,62).

VICINO ALL’INTER. Un allenatore che ha insomma idee precise e che negli anni ha dimostrato forte personalità ma anche volontà di poter prendere determinate scelte, anche in ottica mercato. Fu vicino all’Inter a novembre 2016, quando per arrivare a Milano avrebbe chiesto un robusto contratto (3,5 milioni all’anno fino al 2019) e carta bianca sul mercato. “Io e il mio staff andammo a Milano e facemmo due riunioni tecniche. Dopo la seconda eravamo sicuri del fatto che avremmo allenato l’Inter. E invece tra le 23 del sabato e il mezzogiorno della domenica le cose cambiarono”, disse Marcelino. Già, perché poi in nerazzurro arrivò Pioli. Adesso, a distanza di quasi 4 anni, potrebbe davvero arrivare in Italia. Magari alla Fiorentina.

GIOVANI… E CACERES. Diversi i giocatori importanti allenati e i ragazzi fatti crescere in questi anni: dai giovani Garay e Santi Cazorla ai tempi di Racing e Recreativo, ai vari Bailly, Areola, Bakambu, Moreno, Rodri, Gaya, Guedes, Soler e Ferran Torres nelle ultime esperienze. Marcelino ha avuto a che fare anche con tre ex viola, come Neto, Roncaglia e Piccini. Ma anche con Martin Caceres, al Siviglia. E chissà che proprio l’uruguaiano non possa aver dato qualche referenza sul tipo di lavoro del tecnico spagnolo.

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