Certi amori, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Nella vita, come nel calcio, verrebbe da dire. E così, lasciando stare almeno per una volta il partito che vede nei ritorni di fiamma una minestra riscaldata fine a se stessa, ci schieriamo anche noi nel fronte di coloro che gradirebbero e non poco il ritorno di Stevan Jovetic alla Fiorentina.
Del resto anche lo stesso Tomovic ha speso parole importanti, richiamando di fatto a casa il suo ex compagno, sottolineando come la Fiorentina e il gruppo viola avrebbero bisogno di un giocatore come lui e come, in fondo, anche il montenegrino avrebbe bisogno di un ambiente come Firenze per rilanciarsi, per tornare al top. Perché dal giorno della sua partenza in direzione Manchester Jo-jo avrà sì collezionato lauti compensi, ottimi ingaggi, anche trofei, ma calcisticamente il suo cuore è rimasto più algido. Più freddo, più razionale, sicuramente lontano da quell’euforia che traboccava dalla Fiesole nelle notti di Champions, quando un ragazzino con i riccioli lunghi ammutoliva il Liverpool e il Bayern di Monaco. Quella Champions poi sfiorata qualche anno più tardi con Montella, da una squadra che proponeva calcio e di cui Stevan era l’attore principale, per gol e per tecnica, insieme a Adem Ljajic.
Un ritorno di Jovetic sarebbe un piccolo sogno che si ri-concretizza anche per Pantaleo Corvino, il primo ad averlo scovato, ad averci creduto, ad aver strappato un sorriso quando si è affermato calcisticamente. L’occasione di dare una seconda possibilità, quella che ai figli o ai pupilli si concede sempre, stuzzica il Direttore viola, il quale può sfruttare anche una corsia preferenziale con il procuratore Fali Ramadani. Un’idea molto più suggestiva delle difficoltà di una trattativa il cui nodo dell’ingaggio resta un ostacolo decisivo(forse insormontabile). Un ritorno di Jovetic servirebbe anche tatticamente, tecnicamente, arricchirebbe un attacco che già di per sè è completo ma che spesso e volentieri rischia di essere prevedibile, fine a sè stesso.
Gennaio è vicino, le vie del mercato pure. Perché salutarsi da buoni amici è bello, ritrovarsi a gioire insieme ancora di più.
Di
Duccio Mazzoni