Ormai zona europea lontanissima in campionato, solo la Coppa può salvare la stagione. E per il futuro si aprono tanti interrogativi.
Decimo posto, 37 punti in 27 partite, media di 1,37 punti a partita. Settima piazza lontana ben 7 punti: se non è addio definitivo ad ogni speranza europea in campionato, poco ci manca. Solo un mezzo miracolo sportivo potrebbe rimettere in corsa la Fiorentina sul treno per l’Europa. A questo punto, continuare a farsi illusioni appare complicato. Campionato praticamente chiuso a metà marzo, da salvare restano l’onore e la faccia di un gruppo che comunque ha sempre dato tutto, onorato la maglia, messo cuore e carattere. Ma una squadra che ora appare stanca, nonché acciaccata. Di gambe e di testa.
PAREGGI E RIMPIANTI. Pioli ha sottolineato come la squadra abbia accusato a livello mentale la ‘settimana nerazzurra’, nell’approccio shock della prima ora di domenica contro la Lazio. Solo le grandi parate di Terracciano hanno impedito a Immobile e compagni di dilagare. Ora serve recuperare pezzi e ricaricare le batterie, non tanto per le ambizioni del campionato quanto per dare dignità alle prossime partite. “Se non entreremo in Europa, non sarà per questo pareggio con la Lazio. Ma per punti persi in precedenza”, ha commentato il tecnico. In effetti i passi falsi contro Frosinone, Bologna, Udinese, Genoa, ma anche Parma e Roma in casa, risultano decisivi. Punti che potevano tenere i viola ancora in corsa per l’Europa. Il campionato dei rimpianti si sta concretizzando, ma più che altro emergono i limiti di una squadra che non ha mai saputo avere continuità. Né partita dopo partita, né all’interno di una stessa gara. E anzi, l’unica continuità avuta è quella del segno ‘X’: tredici pareggi su 27 partite di campionato, in Europa solo il Valencia nella Liga ha pareggiato più volte (15).
OBIETTIVI (?). “Noi abbiamo un obiettivo chiaro in testa, è stampato in tutte le zone del centro sportivo. Vogliamo migliorare il campionato scorso, non possiamo deprimerci ora perché siamo a 7 punti dalla settima. Queste sono le 7 partite che hanno frenato il nostro girone d’andata. Oggi abbiamo fatto un punto, speravamo di più. Da Cagliari abbiamo le possibilità di fare più dei 5 punti in 6 gare che abbiamo fatto all’andata”. Stefano Pioli ha provato così a dare un pizzico di motivazione ai suoi, visibilmente colpiti dal ko di Bergamo e anche dall’1-1 con la Lazio. Obiettivi più o meno concreti e ‘avvincenti’, già che quel 7° posto che in estate aveva fatto storcere il naso alla piazza è ora a distanza notevole.
La Fiorentina ha un punto in più dell’anno scorso, ma in questo periodo dell’anno i viola iniziarono a infilare quel filotto dopo la tragedia, dopo il momento più drammatico. Una reazione inaspettata e grandiosa che riportò Chiesa e compagni in corsa per l’Europa. Per intendersi, la Fiorentina fece 19 punti nelle ultime 11 partite, pur perdendo le ultime due con Cagliari e Milan. Pensare di ripetere una serie simile, per una squadra che nel girone di andata di quest’anno ha fatto 13 punti nelle ultime 11 gare, sembra abbastanza complicato.
Rispetto al girone di andata, la Fiorentina ha conquistato 2 punti in meno nelle prime 8 gare. Ha perso sì solo una volta (a Bergamo) rispetto ai 3 ko d’andata, ma ha vinto solo 2 volte rispetto alle 4 del primo girone.
LA COPPA IN TESTA. Alla luce di tutto questo, la testa di tutti è ormai inevitabilmente proiettata al 24 aprile. Quando a Bergamo si giocherà il ritorno delle semifinali di Coppa Italia. Ultimo e vero obiettivo stagionale. Una partita che può salvare la stagione, con il sogno trofeo che inevitabilmente cambierebbe ogni giudizio e valutazione. Due mesi tra speranze ed illusioni, Fiorentina ampiamente in corsa ma anche ad oggi inferiore ad un’Atalanta che pare averne di più. L’auspicio è che in un mese e mezzo le cose possano cambiare, ma non sarà facile per Pioli tenere attaccata la spina della tensione con gli obiettivi di campionato praticamente svaniti. Il gruppo fin qui in quanto a serietà e carattere non è mai venuto meno, ma avere un mese e mezzo per preparare l’ultima gara decisiva dell’anno può non essere semplice.
FUTURO. In tutto questo è anche esplosa la questione futuro. “Sono stato l’unico allenatore con Ballardini (che poi è stato esonerato) ad iniziare la stagione in scadenza di contratto. Ma non sarà l’opzione a decidere se rimarrò a Firenze, ma i miei stimoli e le mie motivazioni. Io ho già una mia idea precisa. Ho già deciso. Comunicherò tutto a fine stagione”, ha detto Stefano Pioli dopo la Lazio. Un lampo a ciel sereno (più o meno). Etichettato spesso, fosse troppo brutalmente, come aziendalista e yes-man, il tecnico ha invece tirato fuori una situazione non certo idilliaca e serena. Lontani i tempi di ‘omelette’ e ‘dimensioni perse’ di sousiana e montelliana memoria, ma concetti chiari che aprono una questione intricata. In un momento poi delicato della stagione, con il gruppo da tenere in mano e una semifinale di Coppa da giocare. La società, meno di un mese fa, assicurava come il tecnico fosse ben saldo al suo posto, anche per il futuro. Fiducia totale nella sua persona e nel suo lavoro, anche al di là dei risultati della seconda parte di stagione. Un’opzione di rinnovo che si dava per scontata. Invece, evidentemente, dev’essere successo qualcosa. Una fiducia forse venuta meno, secondo il tecnico, o qualche divergenza. Per un anno e mezzo Pioli ha difeso il suo ottimo rapporto con proprietà e società, probabilmente negli ultimi tempi non tutto dev’essere andato nel verso giusto.
INTERROGATIVI. E si apre così il capitolo futuro. Perché con Pioli che può lasciare Firenze (Corvino invece confermato dalla proprietà ‘finché non andrà in pensione’), potrebbe già partire la ricerca del sostituto. Con cui aprire un nuovo ciclo? Con quali basi? Con che tipo di investimenti e prospettive? Domande e scelte che potranno aprire scenari molto diversi. Da Giampaolo a Di Francesco (già contattati da Corvino proprio prima di Pioli), da Semplici a De Zerbi. Sono solo i primi nomi: profili diversi, caratteri diversi, tipi di gioco diversi. E anche aspettative diverse. Ed è chiaro che la domanda principale sarà sul tipo di investimenti (o meno) e sul tipo di ambizioni che potrà avere la Fiorentina come linee guida dall’alto. Dai Della Valle. Dopo tre anni sulle orme della mediocrità. Interrogativi e questioni destinate a rimanere aperte per mesi.
Di
Marco Pecorini