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C’era una volta Chiesa: mai così confuso, ora la decisione sul futuro

Chiesa

Momento delicato per Federico Chiesa, sostituito all’intervallo contro il Cagliari. Dopo lo stop non è più stato quello di prima

Per Federico Chiesa, il post lockdown si è trasformato in una sorta di incubo. Quattro le gare giocate con una media voto di 5,25. E dire che con l’arrivo di Beppe Iachini sulla panchina viola, nei 62 giorni intercorsi tra il 6 gennaio e l’8 marzo aveva segnato 4 volte, “doppiando” di fatto quanto costruito nei precedenti 14 match. Anche nei primi due mesi del 2020 aveva viaggiato sull’otto volante della continuità di rendimento – un balzo indietro quello fatto contro la Spal e due in avanti col Napoli -, ma non era mai apparso confuso come in queste ultime settimane, scrive stamani Il Corriere dello Sport-Stadio.

I PASSI INDIETRO. Col Brescia, si è divorato un’occasione ghiottissima, scaraventando il pallone sull’esterno della porta, ma soprattutto ha rimediato un giallo inutile (e ingenuo) che lo ha messo fuori causa contro la Lazio. Col Sassuolo, pronti via, su passaggio di Ghezzal era stato lui a rendersi protagonista di un cambio campo da manuale, involandosi verso la porta avversaria, ma permettendo con la sua conclusione a Pegolo di mettersi in mostra: unico tiro, quello, in 90 minuti. Col Parma, Iachini nella logica di turnover lo ha tenuto fuori, per la prima volta dal proprio insediamento, per scelta tecnica. Ed effettivamente, la risposta non era tardata ad arrivare: mezz’ora d’impegno, la sua, con un assist perfetto per Cutrone non capitalizzato, anche se davanti alla porta hanno continuato a palesarsi i soliti fantasmi. Col Cagliari, ha vissuto i 45 minuti peggiori dall’inizio della stagione, al di là del passaggio per Ribery ribattuto da Cragno.

FUTURO DA DECIDERE. La caccia al record di marcature in Serie A, numero che rischia di restare inchiodato a quota sei per la terza stagione consecutiva, si sta trasformando in una sorta di maledizione ed è per questo che Federico ha bisogno di correre ai ripari. Il suo futuro è ancora da decidere. Rocco Commisso, che lo scorso dicembre ha incontrato lui ed il padre, è stato chiaro: se il ragazzo – trattenuto l’estate passata – chiederà di essere ceduto (e sarà in grado di portare sul tavolo un’offerta ritenuta congrua dal club) non ci saranno veti, ma ora più che mai il figlio d’arte ha bisogno di mandare segnali anche agli operatori di mercato, oltre che al Ct Mancini, visto che l’Europeo è slittato di una stagione. Lo osservano da vicino in Inghilterra (ci sarebbero lo United e pure il Newcastle), ma gli serve di più. Soprattutto se davvero punta ai club italiani di prima fascia. Se non gol, almeno assist e imprevedibilità. Che poi è quello che ci sta mettendo Ribery che, a 37 anni, in una calda notte d’estate, ha giurato amore a vita ai viola. Nonostante la paura per la rapina e nonostante la classifica, perché lui, dal sollevare il Meisterschale si è trovato a correre (in media oltre 9 chilometri a partita) per conquistare la salvezza.

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