Connect with us

News

Cecchi Gori: “Prima c’era passione, ora si cerca visibilità. E’ colpa del mio fallimento se…”

L’ex presidente viola commenta le parole di Commisso in conferenza stampa: “Pagai anche di più pur di avere la Fiorentina. Gli imprenditori della città…”

«Certo che queste parole sulla città… mi fanno male. E lo dico io che proprio bene non sono stato trattato. Non voglio fare polemiche, dico solo forza Firenze, sempre». Così parla Vittorio Cecchi Gori, ex presidente della Fiorentina, a La Nazione, in merito alla conferenza di Commisso.

DOPO IL FALLIMENTO. «Può essere vero che chi in città ha i soldi non abbia voluto esporsi, ma secondo me c’è un motivo». Quale? «La mia Fiorentina è stata fatta fallire e si è lasciata alle spalle incertezza e paure, una scia di dubbi. Ho una causa in corso e sono convinto di avere ragione, la Cassazione dovrà presto pronunciarsi su una questione di merito ma non anticipo nulla… Dico che in città per quel fallimento si diffuse un senso di ingiustizia e impotenza, ne sono convinto. Quel disastro è successo a Firenze, mica a Roma, il segno nel tessuto cittadino è rimasto netto… Proprio a Roma poi è stato approvato il decreto spalma debiti, ma da noi il fallimento c’era già stato e ha condizionato gli imprenditori locali. Ne sono sicuro, poi sono mancate le certezze per chi ha vissuto quel dramma sportivo e ha intuito la gravità di quello che era successo».

IL CALCIO DI OGGI. Che calcio vede, da lontano? «Molto cambiato rispetto ai miei tempi, ora le squadre vengono comprate per avere visibilità, la passione personale conta meno. Ci sono grandi gruppi finanziari, oppure personaggi che cercano di mettersi in mostra rilevando società di fascia media o bassa. Per mio padre e me fu davvero una questione di cuore perché amavamo – e io amo ancora – la squadra della nostra città. La pagammo anche più cara pur di averla dai Pontello».

ACQUISTO. In che senso? «Non voglio sbagliare con le cifre, è passato tanto tempo, e comunque la storia potrà essere confermata da qualcuno dei Pontello… L’offerta di mio padre si era fermata a dieci miliardi, non voleva aggiungere un soldo di più essendoci di mezzo anche la bomba a orologeria di Baggio venduto alla Juventus, ma alla fine mi impuntai è gli feci aggiungere un miliardo. E così comprammo la Fiorentina. Bisogna avere cuore nel calcio, i calcoli non servono».

CAUSE. «Ne ho due in corso. Per quella relativa al fallimento c’è una richiesta di 400 milioni». Sarebbero abbastanza per ricomprare la Fiorentina. «Poi rispondo, ma intanto dico che in questo calcio, perfino in questo calcio così cambiato, c’è spazio per gente che abbia una passione vera». E lei ce l’ha sempre. «Quando parlo di Fiorentina, mi emoziono. E di Firenze, sia ben chiaro, anche se sono stato cacciato e mi è stato tolto il club con una sentenza che combatterò sempre». E se dovesse vincere la causa? «Io ho sempre pensato che quei soldi fossero della Fiorentina. Non so come spiegarmi, come se le appartenessero, fossero proprio suoi. Alla mia età mi basta poco per vivere, sono da solo nella casa dei miei genitori ai Parioli. Però come mi piacerebbe rivedere in alto la mia Fiorentina».

104 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

104 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie News

104
0
Lascia un commento!x