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C’è chi fa il 10… e chi 10 non lo è. Da Gud a Soulè, di mezzo c’è il mondo

“Mi aspetto di più”, dice Pioli sull’islandese. Un’altra prova da fantasma in campo

Un’altra raffica di 4 e 4,5 in pagella. Nella crisi della Fiorentina non c’è via d’uscita neanche per Albert Gudmundsson. Colui che ha la 10 sulle spalle, colui che dovrebbe accendere la luce della qualità, delle giocate, delle intuizioni. Dribblare avversari, magari. E chissà, segnare. Lasciato libero di svariare, di inventare. Niente, anche contro la Roma. “Ora si vedrà il vero Gudmundsson”, aveva detto l’islandese prima della gara. E meno male…

CHI HA LA 10. Pioli è stato di fatto quasi ‘costretto’ a sostituirlo all’intervallo, perché sul campo non aveva lasciato traccia. Un tocco a liberare Fazzini nell’occasione del palo di Kean, ma nient’altro. Solo 8 passaggi riusciti (l’80% di quelli tentati), nessun dribbling, nessun tiro, nessun passaggio chiave. Nessun fallo subito e 2 palle perse (dati Whoscored). “Chi l’ha visto?”, insomma. “Certo che mi aspetto di più. Deve lavorare con più qualità e personalità”, ha commentato quasi sconfortato Pioli, che su Gudmundsson aveva puntato tanto, coccolandolo, fin dal ritiro. Ma del 10 non c’è traccia.

E CHI FA IL 10. Di contro la differenza l’ha fatta chi la 10 formalmente non ce l’ha sulle spalle, ma di fatto lo è per inventiva e qualità della Roma. In attesa del rientro a pieno regime di Dybala, ecco che Soulè è diventato presto il leader tecnico della squadra di Gasperini. Un gran gol, un assist da piazzato. Tre tiri totali, due occasioni create, 32 passaggi riusciti (84% del totale), 22 palloni in avanti a buon fine (dati Lega). Prima giocava molto esterno, adesso gioca parecchio dentro al campo. E fa la differenza, soprattutto, l’argentino.

ENIGMA. C’è insomma chi dovrebbe spostare gli equilibri e non lo fa, e chi invece con cinismo e qualità ha regalato altri tre punti ad una Roma non certo scintillante ma ancora capolista. Segnali che contano, da entrambe le parti. Gudmundsson ora tornerà in Nazionale, ma per Pioli resta un gran dilemma. Il tecnico prova a ‘pungolarlo’, e senz’altro il cambio al 45′ (oltre alle parole delle ultime settimane) non lascerà indifferente il giocatore. Ma quando ci provò anche Palladino i risultati non furono granchè. Un peccato ulteriore, se si ripensa non solo al rendimento che Gud aveva al Genoa, ma anche alla lunga corte che gli ha fatto la Fiorentina e i soldi spesi tra il primo prestito oneroso e il riscatto (oltre 20 milioni totali). Per un calciatore peraltro non giovanissimo (28 anni), nel pieno della (teorica) maturità calcistica: un investimento pesante fatto per rendere nell’immediato, non in prospettiva.

NON SALTA MAI L’UOMO. Tra i tanti problemi di questa Fiorentina, insomma, c’è tanto anche del mancato rendimento di Gudmundsson. Uno che dovrebbe trascinare e alzare l’asticella, creare superiorità numerica. Ma all’islandese mancano inserimenti giusti e, come ha sottolineato Pioli, dribbling. Zero ieri in un tempo con la Roma, appena 3 tentati in 4 apparizioni in campionato con i viola (solo 1 riuscito). Soulè ad esempio ne fa 3,7 a partita, Yildiz 3,8, Nico Paz e Conceiçao 4. Gente che ha la 10 e gioca da 10. Cosa che non sta proprio riuscendo all’islandese.

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