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CdS-Stadio: “Fiorentina, non è tempo di processi”

Sottil e Igor

“Per favore, i processi più in là, questo non è proprio il momento”, scrive Alberto Polverosi nel suo editoriale 

Alberto Polverosi, sulle colonne del Corriere dello Sport-Stadio, parla del momento delicato per la squadra viola: “Questo è il momento decisivo per la Fiorentina. Non per il campionato e nemmeno per la Coppa. È il momento decisivo per capire l’essenza di questa squadra che non segna e ora, a differenza di un anno fa, produce meno in attacco. È decisivo per le riflessioni che farà l’allenatore a metà di un ciclo serrato, nessuna squadra ha giocato quanto la Fiorentina in questo inizio di stagione. Riflessioni che dovrebbero nascere non solo per le scelte iniziali e i cambi in corsa, ma per l’impostazione che sta dando alla Fiorentina. Però su tutto e prima di tutto, occorre ragionare con freddezza. E visto che domani a Firenze arriva la Juve di Allegri, vale la pena rubare al tecnico ardenzino il suo slogan più caro: ‘Ci vuole della calma’. In toscano, ‘della halma’. Per favore, i processi più in là, questo non è proprio il momento. 

[…] La questione non è tanto sul diverso livello tecnico piuttosto evidente fra Venuti e Dodô o fra Terzic e Biraghi, la questione è sull’insieme che stenta a riconoscersi e a percorrere le stesse dinamiche di gioco. L’esempio lampante, a Udine, è stato Mandragora: aveva il compito di dare tempi e idee, ma in partita non è mai entrato non trovando la posizione giusta fra lui e la coppia di difensori centrali che dava inizio alla manovra e fra lui e la coppia di interni a cui avrebbe appoggiato il gioco. Tant’è vero che a un certo punto è arretrato Barak proprio per dare un minimo di qualità all’azione dei viola. Quanto alla posizione dell’ex veronese si aprirà presto un’altra discussione: a Verona segnava (11 gol) e faceva assist (4) giocando molto più avanti rispetto alle prime due gare con la Fiorentina.

Oggi ci sono due giocatori che non possono uscire dalla formazione titolare, se non quando sono stremati. Il primo è Milenkovic (merito del club che ha ottenuto il prolungamento del suo contratto), il secondo è Amrabat (merito di Italiano che lo ha inventato in quella posizione quando molti – noi compresi – pensavano che non fosse adatto). C’è poi un’ultima riflessione da inserire in un’analisi: in caso di necessità (come a Empoli e a Udine) si può andare in deroga al 4-3-3, si può tentare l’assalto finale con due centravanti. Anche gli integralisti della difesa a 3 (un nome: Mazzarri), quando avevano bisogno di rimontare toglievano un centrale e passavano alla linea a 4 per attaccare meglio e con più uomini. Anche Inzaghi, un fedelissimo del 3-5-2, se deve segnare nel finale rovescia in campo tutti gli attaccanti come ha fatto anche a Lecce. Si chiama elasticità. […]”.

L’articolo completo sul Corriere dello Sport-Stadio.

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