Vengono analizzati i flussi di spesa di questo calciomercato. Fiorentina anomalia in Italia, con investimenti interni e su italiani
Ogni 100 milioni di euro investiti sul mercato dai club di Serie A solo 17,9 sono spesi per ingaggiare calciatori italiani. Sono una parte di quei 38,2 milioni ogni 100 che più in generale vengono redistribuiti all’interno del nostro sistema calcio, andando a finanziare le altre squadre di A e, a cascata, i club di B o magari Lega Pro. Questa tendenza sfrenata all’import si bilancia perfettamente con un altro dato: ogni 100 milioni incassati dai club del nostro campionato, 62,3 arrivano dall’estero. In questa singolare bilancia dei pagamenti, tuttavia, l’equilibrio nasconde una trappola insidiosa: l’altra faccia della medaglia di questa capacità di vendere bene è anche il segno di una debolezza del nostro campionato, magari ancora bravo a intercettare talenti a prezzi competitivi in giro per il mondo ma sempre meno in grado di trattenerli a lungo nelle nostre squadre. Arriveranno pure i soldi ma a lungo andare le nostre stelle o presunte tali vanno a brillare altrove. Compresi i talenti italiani come Leoni, finito al Liverpool, analizza il Corriere Dello Sport.
ANOMALIA VIOLA. In proporzione la squadra che ha investito di più in Italia è la Fiorentina con l’85,3% del budget e un 54,5% delle risorse messe su calciatori italiani: Piccoli, Fazzini, Nicolussi Caviglia da una parte, i 15 milioni al Parma per Sohm dall’altra. Al secondo posto il Cagliari, con l’81,2% di spese in Italia e il 71% di investimenti su calciatori azzurrabili: la plusvalenza generata da Piccoli, preso dall’Atalanta e poi venduto a Commisso, è un piccolo capolavoro. Ancora qualche curiosità: il Sassuolo non ha investito su italiani ma ha speso l’86,5% in Italia; al tempo stesso i soldi li ha presi tutti da club stranieri.
Vale la pena soffermarsi sulle percentuali di Genoa e Parma (0%), Como (2,3%) e Lecce (3,1%): stessi risultati, differenti prospettive.
Di
Redazione LaViola.it