I cambi di allenatore e la voglia di cambiare aria: così sono arrivati a Firenze. L’ultima stagione in numeri dei nuovi acquisti viola
Danilo Cataldi, Edoardo Bove, Robin Gosens. Tre acquisti dell’ultimo giorno, in rigoroso ordine di ‘arrivo’ a Firenze. Due centrocampisti dalla Capitale, un esterno dalla Germania ma che conosce benissimo l’Italia. Tanto da aver spinto tanto per tornare in Serie A e per venire a Firenze. Ma com’è andata la loro ultima stagione? Vediamo un po’.
CATALDI. Classe ’94, 30 anni compiuti da poco. Una vita alla Lazio, 246 presenze complessive. Sembrava da ragazzino un predestinato, in tanti per lui figuravano una carriera da bandiera biancoceleste. Nove stagioni con la Lazio, tre trofei vinti, anche la fascia di capitano indossata. Ma leader tecnico indiscusso, forse, non lo è mai diventato. Anche se c’è da dire che è sempre riuscito a riemergere anche quando in tanti lo vedevano in panchina, a fronte di nuovi acquisti. Con Sarri, ad esempio, è stato un titolare e tra i giocatori più utilizzati sotto la gestione del tecnico campano (110 gare con lui). Nell’ultima stagione Lotito nel suo ruolo aveva investito tanto per Rovella, anche se alla fine Sarri in regia metteva quasi sempre Cataldi. Fino a metà marzo 29 presenze di cui 15 da titolare, tra cui 90′ anche nell’illusorio 1-0 casalingo contro il Bayern Monaco negli Ottavi di Champions. Poi con Tudor è partito titolare nelle prime due, per poi finire quasi sempre in panchina. Insomma, una stagione da 37 presenze, di cui 16 da titolare, con 1 gol e 9 ammonizioni. Con Baroni invece panchina fissa e cessione necessaria per provare a trovare più spazio.
BOVE. Sull’altra sponda di Roma, storia molto simile. Ma una carta d’identità molto diversa, quella di Edoardo Bove dice 16 maggio 2002, probabilmente anche per questo (oltre che per le sue caratteristiche) la Fiorentina si è riservata l’obbligo di riscatto a determinate condizioni. Prodotto della sempre fiorente cantera giallorossa, Bove ha esordito con la Roma in campionato a maggio 2021 ma è stato lanciato da Josè Mourinho, che si è presto innamorato delle caratteristiche del giovane romano. Una prima stagione, la 21/22, di apprendistato, appena 13 presenze (con 1 gol) in 120′ totali, poi il boom nella seconda parte di stagione successiva, con le ultime 9 di campionato sempre da titolare e soprattutto il gol, decisivo, nella semifinale di Europa League contro il Bayer Leverkusen (finale poi persa con il Siviglia ai rigori). Anche nell’ultima stagione, 2023/2024, Bove era un titolare per Mourinho: 21 presenze dall’inizio fino a metà gennaio, il portoghese a volte metteva in panchina Paredes o Aouar (perfino Pellegrini, se non era al top) per schierare il giovane pupillo. Cose cambiate con l’arrivo di De Rossi, anche se le prime con DDR le ha comunque giocate da titolare, così come il Quarto di ritorno di Europa League contro il Milan o altre gare importanti. Un totale stagionale di 45 presenze, di cui 28 da titolare, con 1 gol, 2 assist e 5 ammonizioni. Ma il nuovo tecnico cercava altre caratteristiche, soprattutto con la nuova stagione, tanto da farlo restare in panchina nelle prime due di campionato.
GOSENS. Infine Robin Gosens, l’esterno richiesto da Palladino. Un giocatore da un passato importante, devastante con Gasperini, pagato quasi 30 milioni dall’Inter due anni e mezzo fa e 13 dall’Union Berlino la scorsa estate. Classe ’94, in tanti hanno negli occhi la stagione interista in cui obiettivamente rese parecchio meno rispetto alle aspettative (58 gare, 5 gol e 1 assist in una stagione e mezzo). Ma nell’ultimo anno in Germania non ha fatto malissimo. Almeno a livello personale. L’Union Berlino arrivava per una stagione storica, in Champions League, conclusa però con una salvezza soffertissima all’ultimo tuffo. Ma per Gosens sono arrivati comunque 7 gol e 4 assist in 37 partite totali (di cui 32 da titolare). Stagione insomma dura a livello di squadra, ma positiva a livello personale (ha anche segnato in Champions). Un inamovibile sulla sinistra, ha saltato in totale due partite per un piccolo infortunio e due per squalifica. Sembrano insomma lontani (si spera) i tempi dell’annata 2021/2022, quella del passaggio dall’Atalanta all’Inter a gennaio, con un lungo stop da settembre a marzo e solo 17 gare giocate in stagione.
Di
Marco Pecorini